appunti di filosofia
Nel ‘600 si cerca un’affermazione umana al di là del condizionamento religioso. Il secolo si apre con la continuazione delle lotte fra cattolici e protestanti, culminate con la terribile Guerra dei Trent’anni (1618-1648). Si tratta di mettere le mani sui possedimenti della chiesa e quindi di annullare il potere religioso eccedente il governo spirituale. Il secolo si chiude con la preparazione dell’Illuminismo.
Baruch Spinoza (1632-1677) è il filosofo che considera l’umanità più di quanto essa sia per la religione. La sua tesi ha carattere panteistico, ma il suo dio tende a risolversi nell’animus, vale a dire in una “molla” perfetta dentro ogni organismo. Per quanto sia legato ancora a una visione arcaica, Spinoza tenta un discorso nuovo basato su un’etica rigorosa da assumere con la sola oggettività. Ecco alcune sue frasi:
Quando dico che qualcuno passa da una minore a una maggiore perfezione, e viceversa, non intendo che da una essenza o forma sia mutato in un’altra. Non possiamo immaginare Dio, ma soltanto comprenderlo. (E’ una frase chiave.)
Né ridere, né piangere. Ma capire. Gli uomini non nascono civili, lo diventano. Penso che non soltanto le cose vere, ma che le chimere e le bazzecole possano risultarmi utili in qualche modo. Ogni cosa, sia essa più perfetta o meno perfetta, potrà perseverare sempre nell’esistere con la stessa forza con la quale comincia a esistere, così che, sotto questo aspetto, tutte le cose sono uguali . Non dubitiamo dell’esistenza di Dio e di conseguenza di tutto, finché abbiamo di Dio non un’idea chiara e distinta, ma un’idea confusa.
Thomas Hobbes (1588-1679), filosofo inglese, sostiene l’importanza dello Stato autoritario, quale soluzione sociale ideale. Lo Stato autoritario è per Hobbes un freno e un correttivo alle intemperanze umane. Il suo “Leviatano” è un organismo retto da un potere forte e temporale. Hobbes è materialista e realista, soprattutto come reazione alla passività della chiesa. Taglienti le sue frasi, eccone un campionario (dal “Leviatano” e da “Il cittadino”):
Il Papato non è altro che lo spettro del defunto impero romano assiso sulla sua tomba con corona in mano. L’interesse e la paura sono i principi della società. Senza spada i patti non sono che parole. L’autorità non la verità fa la legge. La guerra non consiste solo in battaglie, in atti di combattimento, ma di un periodo di tempo in cui la volontà di contendere in battaglia è abbastanza nota. L’errore di un uomo non diventa legge, né lo obbliga a persistere in esso. Le parole sono i gettoni dei saggi, che non fanno i conti con essi, ma sono i soldi degli sciocchi.
In Italia, il 600 è il secolo del Barocco: la chiesa romana tenta di riguadagnare il terreno perduto a favore dei Protestanti e lo fa con lo sfarzo, la pompa. In Europa, invece, si copre il vuoto romano con l’esaltazione del pensiero. Nel passaggio, non mancano incertezze ed esitazioni (la religione continua a condizionare), ma la decisione di procedere razionalmente è ferma e determinata. Questa impresa razionale si concretizzerà una prima volta con l’avvento dell’Illuminismo e con l’affermazione della rivoluzione industriale. Tutto ciò porterà a un forte materialismo, con evidenti vantaggi pratici, ma anche con problemi interpretativi della realtà che risulteranno inevitabilmente drammatici a causa della perdita dei precedenti, e secolari, riferimenti.
Dario Lodi
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