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RACCONTI TERRESTRI E LUNARI



L’ascensore senza ascensione


L’ascensore cominciò a salire molto piano. I quattro che erano dentro si allarmarono un poco. Margherita tirò un sospiro, non certo di sollievo, e disse che non sarebbero arrivati a destinazione. Destinazione o volontà di arrivare a una meta? Magari desiderio.

Mario la sapeva lunga, ma non sino al punto di sapere se l’avventura sarebbe finita bene. Laura era ottimista. Guardava su, non si capiva cosa stesse guardando, ma sorrideva rassicurando gli altri tre. Lello era attaccato al pulsante e niente l’avrebbe tolto da lì. Voleva, chissà, dimostrare che con la forza dei muscoli e di un pensiero che teneva in pungo una logica stringente, quel dannato arnese ce l’avrebbe fatta.

L’ascensore da parte sua si comportava come voleva. Aveva un bel pigiare il pulsante, il buon Lello, ma l’ascensore funzionava a strappi e non è detto che non mollasse tutto e precipitasse all’improvviso schiacciando a terra i quattro malcapitati.

“Troppo peso” disse Margherita e guardò Mario, che era grasso, con fare riprovevole. “Siamo in troppi”, commentò Lello che avrebbe voluto l’ascensore per sé e per Laura. Ma che fare degli altri due? Erano amici, tuttavia, nella circostanza, l’amicizia pareva una cosa ingombrante, a dirla tutta. L’educazione impedì, tuttavia, esplicitazioni spiacevoli. D’altro canto, era inutile recriminare, meglio darsi da fare per raggiungere il Paradiso. Avevano detto, del resto, che quella era una possibile via, un’occasione da non perdere.

Il mezzo era malmesso, per colpa di chi li aveva preceduti (l’impazienza aveva a messo a dura prova il suo procedere) e chissà se davvero, comunque, erano arrivati lassù, ma non tanto da prendersi tante licenze e dall’assumere una simile rigidità. Una tolleranza, di numero e di peso, non era prevista? Laura sosteneva che non era possibile: portata massimo Kg. 250, non più di tre persone. Ma i quattro erano indivisibili, la loro amicizia meritava l’assunzione in cielo, perché deluderli? In quattro facevano 270 Kg.. Avevano pensato, sino al 10% in più non ci dovrebbero essere problemi. È normale. Una persona in più, magra come Laura, non sarebbe dovuto essere un problema. Nascosta dietro Mario neanche si vedeva. Intanto, Lello pigiava. Il suo dito (indice) pareva incollato al pulsante. L’ascensore procedeva a fatica e con una lentezza esasperante. Margherita era spaventata e al tempo stesso rassegnata. “Precipiteremo” disse. Mario, senza un perché, sentenziò. “Non precipiteremo affatto”. E si unì a Lello, nel senso che lo pigiò affinché lui pigiasse il pulsante con ancora più energia. A questo punto, l’ascensore si fermò e non volle sentire ragioni.


Laura disse a Lello: “Fai qualcosa” come se il promesso sposo non avesse fatto abbastanza. Lello la guardò con dolcezza e staccò il dito. Era rosso come il fuoco. Margherita pensò che sarebbero morti bruciati. Così i loro peccati sarebbe del tutto svaniti. Mario, che aveva voglia di peccare ancora, si offrì per dare il cambio e pensò di usare il dito medio, decisamente più robusto. L’ascensore rispose ancora di no, ma forse l’insistenza e l’ottimismo, lo fecero rimettere in moto. I volti dei quattro divennero radiosi. Sopportarono l’estrema lentezza con un coraggio invidiabile. Non si era peccato abbastanza e anche in futuro non si peccherà al punto di rimanere a terra. Se ne ha la certezza? Ma certo! L’ascensione è quasi impercettibile, tuttavia avviene. Quando furono a un metro dall’arrivo, Laura disse, guardando Lello con amore, che mai aveva dubitato delle doti del suo Romeo. Mario e Margherita si abbracciarono come da tempo non facevano. Mancavano venti centimetri. Poi dieci. Si prega perché non avvenga un’altra fermata. Non la si sopporterebbe. Non avverrà? Mah!


Dario Lodi




 
 
 

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