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Orrori

La caccia alle streghe








Le streghe hanno smesso di esistere

quando noi abbiamo smesso di bruciarle



La frase è del grande Voltaire, il quale però non poteva sapere che altre streghe sarebbero state bruciate dopo che l’aveva pronunciata. L’ultima esecuzione di una strega in Europa, avvenne in Svizzera nel 1782 a danno di tale Anna Goldi (nel 2008 verrà riabilitata). Va detto che tale conclusione non fu a caso: le streghe ebbero vita assai grama soprattutto nei paesi protestanti. Si pensi che secondo lo storico statunitense Brian Levack, una vera autorità in materia, su 110.000 processi alle streghe, 50.000 furono fatti in Germania, 15.000 in Polonia, 10.000 in Francia, 9.000 in Svizzera, 5.000 nelle Isole Britanniche, 5.000 nei Paesi Scandinavi, 5.000 in Spagna, 5.000 in Italia, 4.000 in Russia (in Russia i soggetti furono uomini in grande maggioranza). Circa il 55% di questi processi finì con una condanna a morte. Questi numeri, comunque ipotetici dati i numerosi documenti distrutti volontariamente nel tempo, sembrano ridimensionare il fenomeno della caccia alle streghe: ciò accade, cioè il dimensionamento precedente, perché si confonde la caccia alle streghe con la lotta contro le eresie, ovvero si mescolano le due cose insieme. Uno studio estremamente accurato delle vittime della sola Inquisizione Spagnola, a cura dell’ecclesiastico e storico Juan Antonio Llorente (“Storia critica dell’Inquisizione Spagnola”), precisa che le vittime della stessa, fra il 1481 e il 1808, furono 343.522 di cui 34.382 (un terzo durante il periodo del famigerato Torquemada) finirono sul rogo, le altre bruciate in effige o incarcerate. La caccia alle streghe, fu insomma, un di più, apprezzabile particolarmente in due ondate, a giudizio degli studiosi: la prima dal 1480 al 1520, la seconda dal 1590 al 1650.


La brutalità concettuale della caccia alle streghe


Occorre precisare che la figura della strega non è un prodotto della Chiesa. Questa figura è presente nell’immaginario comune sin dai tempi più antichi ed è legata alle vicende agricole. Si pensava potesse esistere una persona dotata di poteri malefici tali da privare l’uomo dei prodotti della terra. La persona, solitamente una donna, era il contraltare dello sciamano e rispondeva a potenze demoniache. Era, insomma, una trasformazione del diavolo ed ebbe successo nelle campagne. L’organizzazione romana riuscì a contenere il fenomeno e quasi a farlo scomparire. Con la crisi dell’impero e l’avvento dei barbari, la superstizione riprese vigore, per via della precarietà dei raccolti a seguito delle scorribande barbariche e della inevitabile disorganizzazione del territorio. La Chiesa cristiana si ritrovò il problema fra le mani, una volta costituito il Sacro Romano Impero, così come si ritrovò fra le mani parecchie eresie: la reazione ecclesiastica fu caratterizzata da un totale appoggio al potere temporale, quello dell’imperatore, peraltro, in certo qual modo, sua emanazione. Essa agì cercando di dare un ordine alla persecuzione delle credenze nella magia, altrimenti essa sarebbe stata in balia della plebaglia con esiti sociali e civili disastrosi. Il sistema medievale, e poi umanistico e rinascimentale ancora di più, in quanto il potere ecclesiastico e il potere temporale si erano nel frattempo rafforzati ed arricchiti, non aveva tanto a cuore la pacificazione della società, con tanto di solidarietà umana, ma teneva al mantenimento del potere indiscusso scaturito dall’oligarchia formata dalle due entità, quella dell’altare e quella del trono. Essa si convinceva della bontà propria, arrivando a ritenersi l’unica realtà possibile garante del bene dell’uomo. Così ragionando, il sistema si assicurava ricchezza e considerazione e quando ciò veniva messo in pericolo, o si riteneva che un pericolo ci fosse, oppure ne inventava uno, ecco che scattava la reazione violenta.


Forti contro deboli


Non dimentichiamo che solitamente streghe e stregoni erano costituiti da povera gente, ignorante e in buona fede. Le poltiglie di erbe che preparavano per debellare un male non funzionavano peggio della medicina ufficiale di allora. Il popolino distingueva fra streghe bianche e streghe nere, le une benefiche, le altre ovviamente malefiche. Passare dal bianco al nero era spesso questione di un attimo: se il male non se ne andava o addirittura lo sventurato moriva, ecco che la strega buona diventava buona per il rogo.

La Chiesa cattolica, tuttavia, esitava alquanto a sporcarsi le mani e questo per una forma di belle maniere secondo le quali condannare qualcuno, da parte degli ecclesiastici, era lecito nella misura in cui poi lo si perdonava, ovvero si dimostrava che si era capaci di perdono ideale secondo i dettami evangelici.


La punizione vera e propria era quindi qualcosa di terreno che serviva d’esempio in senso laico. La Chiesa, in sostanza, consegnava il presunto reo al cosiddetto braccio secolare ed era questo braccio secolare a decidere se il reo stesso andava ammazzato o rinchiuso. Il grado di colpevolezza veniva stabilito dalla convenienza di dare i tratti di corda, di comminare la tortura insomma. Se il reo non aveva alcun contatto con una qualche personalità di rilievo, di un qualche possidente territoriale da rapinare, si poteva agire secondo capriccio e senza alcun riguardo.

Se chi torturava, si rendeva conto che sarebbe potuta venire una confessione conveniente per le proprie tasche, allora insisteva perché se ne cavasse il massimo della confessione circa il coinvolgimento nelle pratiche demoniache di persone benestanti e magari al poveraccio veniva riservata qualche clemenza. La Chiesa non si sporcava le mani nella tortura, ma condivideva il comportamento del braccio secolare in virtù del principio per cui qualunque affronto alla Chiesa doveva cadere sotto la giurisdizione imperiale.

Ogni affronto di questo tipo era, insomma, considerato un pericolo per la tenuta del sistema. C’è da rilevare che nei posti più sperduti, il clero era molto ignorante e che spesso si lasciava andare ad iniziative che non gli competevano, tipo dare una mano ai torturatori. Superiori di questo clero, ignoranti allo stesso modo, ne benedicevano l’intraprendenza, anche tangibilmente, per “maggiore gloria di Dio”, come recitava il motto dei Gesuiti (una bestemmia, nel caso).

Il “Malleus maleficarum” e conseguenze


Il “Martello contro la stregoneria” fu un testo dato alle stampe nel XV secolo: autori Jacob Sprenger ed Heinrich Institor Kramer e prevedeva la punizione di maghi, streghe e stregoni, pretendendo di ispirarsi al Vangelo di Giovanni, versetto 15,6: Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Ragionevolmente, nulla può essere preso alla lettera nel testo biblico in quanto chi lo scrisse, riordinando una materia storica e civile di tempi antichissimi ed interpretandola secondo le esigenze umane e sociali del momento, aveva urgenza di trasmettere norme rassicuranti per i credenti. Inoltre gli spauracchi del tempo erano accentuati per la scarsa comprensione dei messaggi da parte di chi li riceveva.

Una durezza (che oggi appare smisurata, crudele e per molti versi assurda) era inevitabile anche perché avanzata da certo fanatismo od auto- invasamento con fini per nulla brutali: tanto è vero che il Vangelo è sostanzialmente, nel suo concetto di fondo, misericordioso, non punitivo.

La rovina della Chiesta cristiana, il suo tradimento nei confronti della ortodossia, sta nell’abbraccio con il potere temporale. Ci possono essere molte giustificazioni storiche a favore di questo fatto, ma se si va a grattarle con coraggio ed impegno significativo, non si potrà non riconoscere nella vicenda altare-trono un’impresa sistemica frettolosa, più rispondente ad appetiti soggettivi che a preoccupazioni oggettive. Il primo Cristianesimo aveva un seguito non indifferente e probabilmente avrebbe potuto essere un elemento determinante per la catarsi solidaristica.


Anime belle e meno belle


Sarebbe stata necessaria la promozione di anime belle, non certo di anime ipocritamente adattabili ai compromessi con la forza cruda, vecchio sistema di coercizione sociale responsabile di ingiustizie morali e materiali, fra cui quella relativa alla caccia alle streghe fu sicuramente la più grossolana: a ben vedere, il coronamento di enormità strategiche e comportamentali da parte di un’istituzione, la Chiesa appunto, che avrebbe potuto e dovuto esprimere ben altro. Peggio, poi, avvenne con la distruzione del potere temporale ecclesiastico da parte dell’imperatore Carlo V, autentico demolitore del mondo medievale. I Protestanti, lanciati verso la purificazione religiosa, e dunque votati ad un ritorno del Cristianesimo primitivo, risultarono i più accaniti ed implacabili persecutori della superstizione, gli autentici giustizieri, se così si può dire, di maghi, streghe e stregoni. In effetti, con il Protestantesimo e le varie sue sette, sarà chiara la caduta della Chiesta cristiana verso i comandamenti biblici del Vecchio Testamento e verso quel dio punitivo, considerato tale dalla lettura acritica della Bibbia, che è l’esatto opposto della ben superiore figura cristiana. Seguitando con l’atteggiamento punitivo religioso si creò una lunga stagnazione razionale che ora il mondo laico fatica a superare, ma che gli compete più che mai farlo, per dignità umana e decenza intellettuale.


(Dario Lodi)






 
 
 

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