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LIBRI


Biffures, di Michel Leiris (trad, di Eugenio Rizzi, Einaudi editore).


Biffures, cancellature oppure Bifures, biforcazioni: libro complesso (e complicato) che tratta di ciò che è e nel contempo potrebbe essere. Una sorta di meccanica quantistica letteraria. Accanto a frasi fatte, l’autore (1901-1990) pone una serie di possibili scappatoie, nel nome della fantasia e dell’immaginazione come medicina contro il tran tran quotidiano. Affascinante e problematico, semplice e semplicistico: umanità senza fronzoli, senza orpelli. Sin troppo indifesa.












Tutte le poesie, di Rocco Scotellaro (a cura di Franco Vitelli e Maurizio Cucchi)


nato a Tricarico (Matera) nel 1923 e morto a Portici (Napoli) nel 1953. Scrittore lucano, legato alla sua terra contadina (Contadini del sud, incompiuto, L’uva puttanella) è stato autore anche di numerose poesie, sempre in tema, ma con qualche squarcio esistenziale più ampio. Si riporta una (rara) poesia brevissima,

densa di brama di vita:

Campagna

Dov’è solo un sentiero

sassi smorti agognano

passi di comitiva che fugge

gioendo. (1944)


La chicca: Poesie e prose di Jules Laforgue (a cura di Ivos Margoni, Oscar Mondadori)


Jules Laforgue (1860-1887) fu interessante prosatore, ma soprattutto fu poeta notevole, originale. Nonostante la vita breve, scrisse molto su giornali, riviste, e un po’ di tutto. Le poesie sono intrise di romanticismo decadente, compiangono il sentimento ferito con grande trasporto emotivo. Nel corso della fine della sua esistenza, nasceva la Belle Epoque (1871-1914), un periodo d’oro per la borghesia affaristica, impegnata a sfruttare l’ennesima rivoluzione industriale, dimenticando del tutto il buono della Comune di Parigi del 1870 (anche per le uccisioni indiscriminate da parte dei Comunardi).

Classico rappresentante dl Decadentismo francese, fu amico di molti intellettuali, fra cui il dandy Édouard Dujardin, creatore del moderno “flusso di coscienza” in letteratura, portato al successo soprattutto da James Joyce (Ulisse ad esempio). Laforgue morì giovanissimo per problemi polmonari, l’anno successivo anche la giovane moglie mancò per lo stesso motivo. Ecco la poesia di pagina 207: Ballata –

Ofelia: Siete faceto, mio signore. Amleto: Chi? Io? Ofelia: Sì, mio signore. Amleto: Mio Dio, sono soltanto il vostro modesto fornitore di freddure. Che altro dovrebbe fare un uomo se non essere faceto? Udite, nel fisico e pure nel morale

Io sono solamente una colonia

di cellule casuali; e quel signore che chiamo

Io è solamente, dicono, un fatale polipaio!

Dal mio cuore Tal dei Tali alla mia carne vedica -.

Così, come dagli alluci su su fino ai capelli

È un va e vieni di cellule prive di scrupoli,

nulla che sia solvibile e nulla che sia autentico.

Quando organizzo una discesa nell’Io

ci trovo

ne convengo

seduta alla mia tavola

una brigata alquanto eterogenea

mai vista prima alle mie dogane.

Una carne scioccamente staminifera

un errore che si crede abbia pistilli

salvo che in certe sere, senza fede né legge,

né chiave, in cui va proprio al contrario.

Orsù sta bene. Il mio fatale polipaio

ha distinto una certa polipaia

il suo mondo non è troppo misto, si spera …

Occhi color caffè: ecco i suoi documenti.









 
 
 

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LOGOS è una pubblicazione di varia umanità. Contiene interventi originali su diversi argomenti. Scopo è aprire un dialogo fra lettori, il più possibile ampio e approfondito, nel rispetto dei valori civili e culturali che l'Umanità sa esprimere con sentimento e ragione.

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