Chi ha visto il film di Christoper Nolan del 2014, uno dei migliori film di fantascienza uscito negli ultimi anni, ricorderà sicuramente alcuni spunti che sembrerebbero a prima vista sorprendenti. Ad esempio il viaggio attraverso il “wormhole” (letteralmente "buco di verme"), il cunicolo spazio-temporale che fa arrivare i cosmonauti in breve tempo in un’altra galassia, ma anche il diverso scorrere del tempo sul pianeta di Miller rispetto a quello sulla Terra, che permette al protagonista (Joseph Cooper, ingegnere ed ex pilota della NASA) di ritrovareal termine del viaggio la figlia Murph più invecchiata di lui. Per non parlare del “tesseratto”, un cubo quadridimensionale di un ipotetico spazio a cinque dimensioni che permetterà a Cooper di comunicare col mondo per mezzo della gravità.
Certo, tutte cose apparentemente improbabili che sembrerebbero relegate allo spazio della fiction, ma non così come si possa credere. Il consulente scientifico del film è stato, infatti, nientemeno che Kip Thorne, fisico teorico statunitense premio Nobel 2017 per la scoperta delle onde gravitazionali. Nel suo libro “La scienza di Interstellar, viaggiare nello spazio e nel tempo” (Bompiani) ci spiega di aver costruito la trama del film assieme al regista intorno a elementi scientifici reali, anche se ai limiti delle nostre attuali conoscenze.Nel suo libro, Thorne in primo luogo spiega che cosa sappiamo oggi dei fenomeni di cui si parla nel film (buchi neri, wormhole, singolarità, la quinta dimensione ecc.). In secondo luogo interpreta, dal punto di vista di uno scienziato, quello che vediamo in Interstellar come un critico d’arte o un uomo comune farebbe con un quadro di Picasso.
Il viaggio nel tempo
Il fatto che una singola ora passata sul pianeta di Miller equivarrebbe a sette anni sulla Terra è dovuto alla sua estrema vicinanza ad un buco nero gigante chiamato familiarmente Gargantua. Niente di fantascientifico però: le leggi della relatività di Einstein ci dicono, infatti, che il tempo rallenta vicino alle masse gravitazionali (si parla di “curvatura del tempo”), fenomeno già verificato più volte sulla Terra, anche se per valori minimi. Ad esempio i satelliti GPS (Global Positioning System), per mezzo dei quali funzionano i navigatori dei nostri cellulari, devono apportare le dovute correzioni in considerazione del fatto che a un’altitudine di 20.000 chilometrila gravità è minore e il tempo scorre più rapidamente rispetto alla Terra di 40 microsecondi (40 milionesimi di secondo) al giorno. L’enorme gravità di Gargantua, oltre ad imprigionare qualunque cosa capiti nelle sue vicinanze (inclusa la luce), “curva” il tempo in modo tale da farlo scorrere sessantamila volte più lento del normale, con l’effetto di fare invecchiare i nostri astronauti più lentamente.
Il wormhole
Anche il wormhole(termine coniato dal fisico John Wheeler, quello che ha inventato il termine “buchi neri”), il cunicolo spazio-temporaleche permette agli astronauti dell’Endurance di raggiungere in breve tempo un’altra galassia, non è propriamente un’invenzione fantastica. È chiamato anche “ponte di Einstein-Rosen” (dal nome dei due scopritori) perché le leggi della relatività permetterebbero questa possibilità, ipotizzando di prendere la scorciatoia passando per una dimensione extra.
Il “tesseratto” e la quinta dimensione
L’esistenza di dimensioni extrainvisibili ai nostri occhi, oltre a quelle note che, secondo la teoria della relatività sono quattro (tre fisiche e il tempo), è prevista da varie teorie (tra le quali la più nota è la cosiddetta “teoria delle stringhe”). Il tesseratto che vediamo nel film è un “ipercubo” quadridimensionale, cioè un cubo che si estende nella (ipotetica) quarta dimensione spaziale. Interessante il fatto che Salvador Dalì abbia dipinto il quadro noto come Corpus Hypercubus che rappresenta la figura di Cristo magicamente sospesa nell'aria, accostata a una struttura fatta da otto cubi che simulano la forma della croce, ma che in realtà esprimono la rappresentazione dello sviluppo dell’ipercubo.
Conclusioni
Sicuramente tutti questi fenomeni sono al limite delle nostre conoscenze scientifiche, ma sono basati su teorie assolutamente accreditate, anche se difficilmente verificabili a certi livelli. Va comunque lodata l’intenzione di Kip Thorne di non voler assolutamente derogare alle leggi scientifiche su pressione della produzione per ottenere effetti più sbalorditivi ma assolutamente fasulli, come succede purtroppo nella maggior parte dei film di fantascienza.
Luca Maltecca
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