«Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quïete Io nel pensier mi fingo, ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare.»
Con questo breve componimento, Giacomo Leopardi si è consacrato “mito” nell’olimpo dei poeti; ancora oggi decisamente incisivo, massimo esponente di quella umana necessità che si manifesta in ogni individuo, cioè quella di indagare sul “sé” più intimo, e sulle questioni che gli stanno a cuore. Si dice che la grandezza di un classico si misuri su quella sua tendenza a suscitare sempre nuove letture e interpretazioni.
Allora innumerevoli sono le suggestioni che scaturiscono da questi versi, e che si fanno largo non solo nelle menti più illuminate e edotte, ma anche negli animi tormentati delle nuove generazioni, che leggono la poesia ma spesso ignorano le motivazioni del poeta, il contesto storico in cui ha vissuto, e le gravi pene personali che gli sono state inflitte da un destino poco benevolo; nonostante tutto, in maniera inconsapevole, i giovani trovano risonanza dei versi dell’idillio leopardiano, nelle loro attuali e quotidiane scoperte ed esperienze di vita, con le quali si trovano a confronto, giorno dopo giorno.
I nostri giovani sentono quella stessa tensione “all’infinito”, che ha dato vigore all’opera di Leopardi; sanno, come sapeva il poeta Recanatese, che il piacere di vivere autentico,non può essere raccolto negli spazi delimitati della realtà, ma lo si può ritrovare nei sogni, in quella dimensione irreale che è costruita dalla fantasie e dai desideri di ogni uomo; purtroppo alcuni declinano in maniera negativa questa forma di estasi , cercandola in realtà artificiali, spesso derivanti da azioni lesive verso la propria persona e la propria dignità; tanti altri invece, come il nostro Giacomo, si lasciano “naufragare” nel mare di quelle grandi utopie, che periodicamente fanno sperare in un mondo migliore, plasmato dalla bellezza e dalla giustizia universali.
Il poeta ha insinuato nelle nostre vite domande e osservazioni alle quali egli stesso si sforza di non offrire risposte definitive, per lasciare aperto lo spazio verso l’infinito, che è lo stimolo più potente della sua parola poetica.
Allora è facile cogliere tutta l’attualità dello scrittore nel suo poter essere una sorta di reagente, tramite la vicenda personale e gli scritti, per affrontare nazionalismi, sovranismi, xenofobia, discriminazione, razzismo, bullismo, emarginazione,e tanti altri dei mali peggiori che oggi affliggono la nostra società.
Grazie alla sua capacità di unire senso etico e senso estetico in tutte le sue opere, come nessun altro ha mai saputo fare, Leopardi ancora oggi si fa portavoce di un bisogno, dal sapore tipicamente attuale, di affermare la propria identità di essere umano dotato di mente e cuore, armi infallibili contro il nichilismo.
Laura Carroccio
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