In questo articolo parleremo delle interazioni esistenti tra i vari organismi che popolano un bosco misto, quindi naturale, e cercheremo di spiegare l’importanza dell’equilibrio biologico tra i vari esseri vegetali ed animali oltre all’acqua ed alla luce.
Partiamo dal suolo, anzi dal sottosuolo, ricco di acqua che tramite gli apparati
radicali
1: pianta femmina di pungitopo con frutto
delle piante e degli arbusti viene portata in superficie insieme ai sali minerali in essa disciolti per nutrire le piante stesse. Dove il terreno è impermeabile a causa di banchi d’argilla, si formano pozze superficiali visitate da uccelli e mammiferi per soddisfare il loro fabbisogno idrico.
Il terreno di superficie o strato muscoso è coperto costantemente da foglie cadute, rami secchi e resti di animali, tutto questo materiale viene decomposto da microrganismi, batteri e funghi i quali hanno un’enorme importanza poiché se venissero a mancare, questi materiali si accumulerebbero a dismisura sul terreno soffocando tutte le piante di piccola taglia e non permettendo agli animali di vivere
2: frutti del sorbo degli uccellatori)
sul terreno. Il materiale decomposto da questi microrganismi viene poi riutilizzato come nutrimento da tutte le essenze vegetali del bosco, quindi il ciclo si chiude in maniera ottimale e senza sprechi , con un altissimo grado di efficienza. Sulle pietre affioranti e sui tronchi, vegetano i muschi e i licheni che hanno l’importante funzione di trattenere le goccioline d’acqua, come farebbe una spugna che, evaporando nelle ore più calde mantiene nel bosco il giusto grado di umidità utile allo sviluppo delle varie specie vegetali, frenando un’evaporazione troppo rapida di acqua dalle foglie e prevenendo quindi il loro disseccamento in particolari condizioni di scarsità d’acqua. Possiamo chiudere il discorso sul suolo paragonando questo primo strato ad un grande serbatoio che alimenta d’acqua tutto quando sta sopra di esso.
Lo strato erbaceo è il primo strato occupato dalle essenze vegetali vere e proprie come fiori ed erbe e specialmente in primavera si presenta ricchissimo di fiori tipici del bosco misto quali le anemoni, le epatiche o le primule che approfittano della mancanza di fogliame sulle piante per godere di una forte insolazione e giungere così velocemente alla formazione dei semi. Siamo quindi alle solite: come più volte abbiamo ribadito su queste pagine, ogni organismo è programmato per perpetuare la propria specie e per giungere allo scopo, sfrutta ogni minimo vantaggio che l’ambiente mette, anche casualmente, a disposizione! Il terzo strato è quello arbustivo costituito da arbusti piccoli come il mirtillo ad esempio o più alti come il nocciolo ed anche da alberi giovani in crescita.
Al di sopra di questo si trova lo strato arboreo ovvero i grandi alberi in eterna lotta tra loro per raggiungere quanta più luce è possibile, crescendo al massimo in altezza. Insomma una vera lotta per la sopravvivenza. Questo fenomeno è ben visibile nei boschi fitti con presenza di castagni o faggi. Questi alberi assumono forme molto allungate e sottili, privilegiano quindi l’altezza rispetto alla robustezza, non dovendo combattere l’azione del vento, protetti come sono dai loro simili, disposti alla periferia del bosco stesso. Una delle funzioni “casuali” della chioma degli alberi è quella di frenare la violenza della pioggia, deviando le gocce e facendole stillare lentamente verso il suolo che altrimenti sarebbe dilavato ad ogni temporale, con evidente grave erosione e quindi danno.
Un bosco misto ideale, come descritto, offre innumerevoli nicchie ecologiche ai molti animali che lo abitano e che qui trovano nutrimento e protezione. Anche qui la Natura ha programmato ogni animale per sfruttare al meglio le risorse e gli spazi: ad esempio il pettirosso nidifica al suolo, il merlo sugli arbusti, i grossi rapaci diurni e i corvidi sui rami alti degli alberi; i tronchi vengono scavati dai picchi per nidificare e dopo il loro abbandono servono da rifugio a scoiattoli e ghiri.
Per l’alimentazione vale lo stesso discorso: alcuni animali si nutrono al suolo, ad esempio di lombrichi e lumache, altri di frutti e bacche offerte dagli arbusti, oltre a ragni e insetti che sono dappertutto! Questi pochi esempi servono a dare un’idea della stretta concatenazione e interdipendenza esistenti tra i vari esseri viventi che popolano un bosco misto. Questo equilibrio biologico, pur soggetto a variazioni locali, non si rompe mai completamente se non a causa dell’intervento dell’uomo e permette la vita a una grande varietà di organismi in un ciclo chiuso che si autoalimenta. In un bosco mono-specifico, ad esempio, di abeti piantati artificialmente, questi equilibri non possono sussistere in quanto la scarsa varietà vegetale limita anche la varietà animale: un uccello non trovando tutte le specie di insetti di cui è solito nutrirsi è costretto a migrare in un altro bosco dove queste specie di insetti esistono. Di fatto questo comportamento impoverisce biologicamente il bosco stesso che comunque su tempi lunghi ha la tendenza naturale, se lasciato a se stesso, ad evolversi verso l’equilibrio biologico. Anche su scala macroscopica, quindi, vale la regola naturale del massimo risultato con il minimo sforzo per il raggiungimento del fine ultimo: la perpetuazione della specie!
Maurizio Teruzzi
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