Benedetta Saglietti: La quinta sinfonia di Beethoven recensita da Hoffmann, con un dialogo fra l’autrice e Riccardo Muti, Donzelli Editore, Roma 2020, pp. 120
Lo scopo principale dell’editoria musicale, oggi piuttosto trascurata dalle grandi case editrici, è quello di offrire un percorso di consapevolezza nell’ascolto delle grandi opere come nella musica in generale. A differenze di altre arti, la musica necessita di una formazione mentale che permetta all’ascoltatore di diventare un lettore disinteressato ma attento del testo musicale.
Su questo versante si muoveva sin dall’Ottocento una dei più importanti personaggi del mondo letterario: Hoffmann.
Musica e poesia vengono trattate sullo stesso piano dall’estetica romantica ma chi volesse leggera la recensione “in tempo reale” della più celebre sinfonia di Beethoven si accorgerebbe che il grande scrittore non si arrampica sugli specchi ma ci offre una realistica disamina del testo musicale affinché il pubblico potesse meglio comprendere quello che ascoltano le orecchie.
L’analisi musicale e la scienza musicologica sono già anticipate dalle osservazioni di Hoffmann che risultano ancora preziose per una ulteriore comprensione della sinfonia.
Il dialogo iniziale con Riccardo Muti conferma diversi punti base dello studio dell’opera di Beethoven: la ricerca esatta del testo e il superamento di errate concezioni esecutive. Il lavoro di approfondimento è per sua natura infinito.
Roberto Tardito: Franco Battiato, lascia tutto e seguiti, Lindau editore, Torino 2023, pp.274, euro 23,00
La produzione saggistica su Battiato inizia a farsi cospicua a seguito di un maggior interesse per l’analisi della sua figura musicale. L’irrequietezza creativa del suo percorso artistico appare chiara sin dall’inizio. La ricerca di un contenuto poetico sfiora costantemente i problemi eterni della Forma: il coesistere di un elemento comunicativo “forte” e l’essenza di un nucleo di “riflessione” che non deve tradire l’ispirazione originale. Per questo motivo la musica di Battiato oscilla fra l’aspetto “estensivo” della “grande forma” e l’aforisma sintetico della “canzone”. Quest’ultima rappresenta la sintesi efficace di un messaggio subito fruibile ma mai esteriore o banale.
Secondo Battiato la “canzone” rappresenterebbe una risposta alla crisi della musica colta rappresentata dall’avanguardia. Su questo aspetto della sua produzione Battiato si è costantemente contraddetto facendo spesso ritorno alla musica colta utilizzando i metodi più “soft” del neoromanticismo oggi di moda con Arvo Paert e John Adams. La sintesi “pop” del periodo fecondo della canzoni degli anni Ottanta si è capovolto nel ritorno all’aspirazione della “grande forma” con l’opera “Genesi” a cui è seguita una seconda fase come cantautore più maturo.
Gli esempi più sintomatici sono “Per Elisa” e “La cura”.
La prima canzone rappresenta una rottura significativa con la canzone melodica e il racconto tipicamente “cantautorale” degli anni Settanta. L’uso della citazione beethoveniana conferisce alla struttura una prospettiva capovolta sia nel ritmo che nella stessa frase melodica che comunque interpreta un momento storico di “riflusso”.
Il costante lavoro effettuato da Battiato sulla citazione poetica e musicale è centrale nella costruzione di uno stile determinato da un sapiente uso della tecnica “collage”.
“La cura” sostiene il senso della tonalità in una comunicazione diretta. La voce solista traccia la linea guida del senso poetico e della direzione melodica.
Il libro di Roberto Tardito illustra le fasi della vita artistica di Battiato e i singoli aspetti della sua produzione di cantautore. Quello che maggiormente colpisce è l’autonomia dei testi poetici che si rivelano autentica poesia nella loro totale indipendenza rispetto al rivestimento musicale . Questo è un aspetto non scontato, dal momento che la maggior parte dei cantautori modellano la scrittura letteraria in funzione della linea vocale della canzone. Questa apparente estraneità e autonomia del testo riesce ad inglobarsi nell’invenzione musicale con elegante efficacia come pochi hanno saputo fare.
Pur nell’utilizzo di una forma popolare come la “canzone” Battiato aspira sempre alla forma pura cercando una sintesi, un “centro di gravità permanente”.
Il libro di Roberto Tardito mostra la figura di Battiato come quella di un compositore sperimentale rivolto al superamento delle convenzioni ma attento al rapporto esterno e alla sua presenza nella contemporaneità.
Sergio Mora
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