Il 15 febbraio 2013, alle ore 9:13 locali, un enorme boato squassò i cieli della cittadina di Čeljabinsk nella regione a sud degli Urali in Russia, situata al centro della steppa. Questa era nota fino allora per essere stata un centro industriale specializzato nella costruzione di carri armati ai tempi della seconda guerra mondiale e per aver subito nel 1957 un grave incidente nucleare negli impianti di riconversione del Plutonio, tanto che per anni tutta la zona fu classificata come una delle più contaminate del mondo. L’onda d’urto danneggiò ospedali, scuole e abitazioni e causò un migliaio di feriti a causa della rottura di circa 200.000 metri quadri di vetri di finestre. Più tardi si capì che si era trattato di una meteora (chiamata poi KEF-2013) di circa 15 metri di diametro e una massa di 10.000 tonnellate che aveva colpito l'atmosfera a una velocità di 30 Km il secondo frantumandosi sopra la città. Un grosso frammento di 300 Kg fu ritrovato tempo dopo in un lago vicino. L’oggetto rilasciò un’energia di circa venti volte quella della bomba atomica sganciata su Nagasaki.
La cosa inquietante è che nessun sistema di allerta aveva intercettato quest’oggetto cosmico, sconosciuto agli scienziati prima di accendersi nell’atmosfera terrestre.
Si trattava di un meteorite di 15 metri di diametro. Che cosa succederebbe con oggetti più grossi?
Gli “astrogeologi” hanno stimato che, durante gli ultimi 600 milioni di anni, la Terra sia stata colpita da 60 oggetti astronomici con un diametro di 5 km o anche di più. In particolare, circa 65 milioni di anni fa, un meteorite di 12 Km di diametro colpì la Terra creando un enorme cratere da impatto, ritrovato oggi sotto la penisola dello Yucatán, vicino al paese di Chicxulub, nel Messico. Nell'impatto l’oggetto rilasciò una potenza esplosiva di circa 190.000 gigatoni (190.000 miliardi di tonnellate di tritolo). In confronto, l'ordigno esplosivo più potente che sia stato detonato nella storia, la “Bomba Zar”, aveva una potenza esplosiva di circa un ventesimo di gigatone. L’impatto provocò uno tsunami gigante e l'emissione di polvere e particelle causò cambiamenti climatici simili al così detto “inverno nucleare”, con la Terra totalmente coperta da una nube di polvere per molti anni. Secondo la teoria postulata dal fisico Luis Álvarez e da suo figlio Walter, ormai quasi universalmente accreditata, l’impatto sarebbe con molte probabilità alla base dell’estinzione dei dinosauri.
Pericolosità e frequenza degli impatti degli asteroidi
Ogni giorno la Terra è bombardata da più di 100 tonnellate di detriti e minuscoli granelli di roccia
Ogni anno un oggetto grande quanto un’automobile vaporizza nell’atmosfera senza creare grossi danni (la “soglia” di reale pericolosità comincia infatti da 150 m di diametro)
Ogni duemila anni un asteroide grande quanto un campo di calcio colpisce la Terra causando ingenti danni
Ogni milione d’anni o giù di lì, un oggetto talmente grande da minacciare la civiltà terrestre impatta il nostro pianeta
La pericolosità da impatto è legata soprattutto all’energia cinetica rilasciata nell’urto dovuta alla grande velocità d’ingresso in atmosfera di questi oggetti (spesso attorno alle decine di migliaia di Km l’ora).
Qualcuno sorveglia questi oggetti?
Da anni la NASA ha stabilito un Planetary Defense Coordination Office (PDCO), un ufficio di coordinamento per la difesa contro oggetti planetari come comete e asteroidi potenzialmente pericolosi che gravitano nelle vicinanze della Terra (i così detti NEO’s, Near Earth Objects). La NASA oggi sorveglia circa il 90% degli oggetti con diametro maggiore di 1 Km. Questo significa, cioè, che moltissimi oggetti potenzialmente pericolosi sono in pratica ignorati o lasciati alla sorveglianza di strutture non professionali. La notizia ancora più inquietante è, comunque, che a tutt’oggi non si hanno ancora soluzioni sicure per eventuali tentativi di dirottamento di questi oggetti dalla possibile collisione con la Terra.
Conclusioni
La mancanza di un efficace scudo protettivo contro gli impatti cosmici (che potrebbero come sappiamo portare addirittura alla fine della civiltà) è dovuta, purtroppo, a una carenza di fondi. La NASA e l’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) stanno oggi portando avanti delle missioni spaziali sperimentali: la missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA che prevista ed attuata nel 2022 con una sonda che ha raggiunto e colpito l’asteroide 65803 Didymos (peraltro non pericoloso) facendolo deflettere dalla sua orbita. Il test ha avuto successo, ma ci vorranno però ancora anni per approntare una missione affidabile e ripetibile preventiva. Nel frattempo incrociamo le dita!
(Luca Maltecca)
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