Il nucleare ha ancora un futuro?
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- 8 ott 2021
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Siamo disperatamente alla caccia di nuove fonti di energia rinnovabile, pulita, poco costosa, che non provochi gas serra: il surriscaldamento del pianeta a causa dell’attività antropica è sotto gli occhi di tutti. Ci si domanda, anzi, se ormai non si sia innescato un processo irreversibile e non più domabile, una situazione drammatica della quale molti non sembrano rendersi conto. Bisogna dunque “decarbonizzare” le fonti di energia e mandare al bando petrolio, carbone e gas. Oggi la UE si domanda se l’energia nucleare, che a differenza delle fonti “fossili” non produce anidride carbonica, possa considerarsi una fonte economicamente sostenibile. Non è un esercizio peregrino, perché essere nell’elenco che verrà approvato significherà ricevere o meno i finanziamenti europei per i progetti destinati a ridurre le emissioni serra.
Atomo sì o no?
Diciamo subito che gli ambientalisti risponderebbero seccamente no a questa domanda: come fare a dimenticare il disastro di Chernobyl e quello di Fukushima? i reattori delle rispettive centrali stanno ancora “fumando” ad anni di distanza e non si sa per quanto ancora lo faranno (si parla di migliaia di anni prima che il materiale radioattivo contenuto possa diventare inoffensivo). Come dunque riproporre questa tecnologia dopo quanto accaduto?
Diciamo, tuttavia, che nella decisione pesano alcuni importanti fattori:
Il nucleare non produce CO2
La produzione di energia è continua: le rinnovabili, infatti, non funzionano quando non c’è vento o sole
Si stanno sviluppando dei nuovi reattori intrinsecamente più sicuri dei precedenti
Tanto per citare qualche numero, nel 2019 erano attivi negli Stati membri 106 reattori nucleari (di cui la metà in Francia) che producevano circa un quarto dell’energia elettrica totale della UE. Sostituire questa energia solo con le rinnovabili non sarebbe semplice.
Quando poi si dice nucleare, si intende reattori a fissione in quanto quelli a fusione (che dovrebbero mimare la reazione che avviene nelle stelle) sono di là da venire (sicuramente non sarebbero pronti prima del 2050, data limite per l’azzeramento delle emissioni serra).
Nuove tecnologie per rendere i reattori più sicuri
In questo momento la Cina sta completando la sperimentazione di un nuovo tipo di reattore a fissione alimentato a Torio liquido anziché Uranio, che non necessita di acqua per il raffreddamento. Chiunque pensi a Fukushima ricorderà che i reattori furono spenti immediatamente dopo la fortissima scossa di terremoto dell’11 Marzo 2011. Serviva tuttavia continuare a raffreddare l’impianto con acqua, cosa che non fu possibile poiché i generatori d’emergenza dedicati a questo compito furono sommersi da un enorme tsunami. Se solo questi ultimi fossero stati posti più in alto di dov’erano, a quest’ora non si parlerebbe di disastro di Fukushima. Il reattore cinese, invece, in caso di perdite permetterebbe al Torio fuso di raffreddarsi e solidificarsi più rapidamente, disperdendo così meno radiazioni nell’ambiente. Il Torio, tra l’altro, non è di per sé un elemento radioattivo (si dice infatti che non sia un elemento “fissile”, ma “fertile”, ossia deve essere bombardato da neutroni per diventare U233) ed è molto più abbonante sulla Terra dell’Uranio. Potrebbe essere una speranza per un nucleare sicuro e pulito in tempi abbastanza rapidi.
Conclusioni
Decidere se mantenere in Europa il nucleare come fonte energetica per il futuro non è una scelta semplice. Su quest’ultima pesano i ricordi dei tragici incidenti di Chernobyl e Fukushima, ma d’altra parte anche la difficoltà di “decarbonizzare” velocemente le fonti energetiche prima che un disastro di proporzioni ben maggiori legato a un riscaldamento incontrollato del pianeta si verifichi.
Luca Maltecca

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