Buongiorno a tutti! Oggi vi accompagnerò in uno dei miei musei preferiti, il Museo Diocesano.
Il cardinale Carlo Maria Martini inaugura il museo il 7 dicembre 2001. Situato negli splendidi chiostri della Basilica di Sant’ Eustorgio, è parte del convento dei domenicani . La Basilica merita una visita in quanto una delle più importanti chiese di Milano e per la cappella Portinari, di cui vi racconterò dopo, capolavoro del rinascimento. Secondo la Tradizione, lo stesso Santo ricevette in dono dall’Imperatore Costante I, un enorme sarcofago contenente le reliquie dei Re Magi (tutt’ora il sarcofago è presente in basilica) che arrivava dalla Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli. La storia di queste reliquie è burrascosa perché poi furono prelevate nel saccheggio di Federico Barbarossa nel 1162 e ora risiedono nel Duomo di Colonia. Una parte di queste reliquie fu tuttavia recuperata nel 1904 e sono conservate nella stupenda teca sopra l’altare della cappella dei Magi. Il Corteo dei Magi, che si celebra ogni 6 gennaio, giorno dell’ Epifania è una delle tradizioni più antiche di Milano, e parte da Piazza del Duomo e arriva a Sant’ Eustorgio.
Torniamo al Museo e come sempre faccio una breve carrellata delle mie opere preferite. Dovete sapere che, ogni volta che vado, le sento talmente mie che le sento fisicamente parte della mia personale collezione. Il commovente Guido Reni con il suo San Giuseppe
descrive benissimo con il delicato linguaggio della pittura il rapporto di tenerezza tra il padre e il figlio e il grande mistero della Sacra Famiglia. Un’altra opera del mio cuore è il Crocifisso con la Maddalena genuflessa e piangente di Francesco Hayez. Originariamente l ‘opera era per la chiesa parrocchiale di Muggiò, e descrive con il romanticismo tipico di Hayez, oltre che
all’armonia e tecnica ricercata, uno dei momenti più profondi della vita di Cristo. Dialogo silenzioso in un luogo senza tempo, la sensualità della Maddalena e il dolore e sconforto del Cristo. Proprio di fronte a Hayez un’
opera completamente diversa. Lo stesso soggetto del pittore monzese Mosè Bianchi. E’ estrema, il pathos si tocca con mano, il dolore è lacerante nonostante i pochissimi elementi dotati di un’ espressività forte dati dai contorni sfumati e istintivi. Una delle mie opere preferite in assoluto è la Santa Cecilia di Bernardo Daddi nella collezione Fondi Oro. Soave fanciulla ornata di grazia e fiori, ogni persona che accompagno nella mia Milano deve conoscere la mia Cecilia , come la chiamo affettuosamente. E infine, una scelta puramente di affetto. il Sant Ambrogio di Carlo Francesco Nuvolone. Il nostro patrono è raffigurato con gli occhi al cielo in una dimensione
tra il terreno e il divino.
Parlando di questo gioiello milanese non posso non fare riferimento a un monumento che è un vero capolavoro ,un pezzo di rinascimento toscano nella mia Milano.La Cappella Portinari fu realizzata tra il 1462 e il 1468 su commissione di Pigello Portinari, un fiorentino trasferito a Milano per diventare responsabile del Banco Mediceo. La cappella si presenta subito nella sua straordinaria magnificenza con gli affreschi di Vincenzo Foppa dedicati alla vita di San Pietro Martire. Al centro della cappella la maestosa Arca di San Pietro Martire di
Giovanni di Balduccio realizzata in marmo di Carrara tra il 1336 e il 1339. Era destinata a conservare il corpo del martire, e ora vi racconto una tradizione popolare riguardo quest’arca. L’Arcivescovo Giovanni Visconti fece separare la testa del Santo, per mantenerla più in alto. Da allora l’Arcivescovo cominciò a soffrire di frequenti emicranie che lo sfinivano letteralmente. Così si convinse che il Santo non aveva gradito la nuova posizione della testa e rimise la testa decollata vicino al corpo. Miracolosamente i mal di testa sparirono.
Ancora oggi, il 6 aprile i fedeli passano vicino all’arca a pestaa el coò in Sant ‘Ustorg, cioè picchiare la testa in Sant’ Eustorgio per evitare di avere mal di testa per tutto l’anno.
Lidia Arrigoni
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