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Il mistero del tempo


La persistenza della memoria (1931) di Salvador Dalì





"Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere" diceva Sant’Agostino nelle “Confessioni”. Questo articolo riprende alcune considerazioni tratte da miei vecchi articoli del 2006, ampliandone la visione sulla base di idee tratte dal libro del fisico Carlo Rovelli “Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza” (2018 RCS MediaGroup).

Cos’è il tempo veramente? È una domanda antica, a cui le recenti scoperte scientifiche hanno cercato di dare una risposta, senza riuscirvi completamente peraltro. Possiamo dire che la parola “tempo”, nel lessico moderno, esprime troppo concetti simultaneamente. Già gli antichi greci distinguevano tra aion (il tempo dell’essere) e chronos (il tempo del divenire, quello che si può misurare). Più recentemente Henri Bergson distingueva tra un tempo matematico, astratto, neutro, assoluto e d’altra parte di un tempo soggettivo (la durée), il contenuto qualitativo dell’esistenza. A nessuno sarà sfuggito, ad esempio, che il passare del tempo può apparire più rapido ("il tempo vola", nelle situazioni piacevoli, o di grande occupazione) o al contrario più lento ("non finisce mai", nelle situazioni meno interessanti o di noia).

La teoria della relatività generale di Einstein ha introdotto un concetto del tempo innovativo e rivoluzionario: il tempo scorre a seconda di dove siamo e come ci muoviamo, non è più cioè l’entità assoluta e immutabile cui eravamo abituati. In condizioni estreme (p.e. in vicinanza di un buco nero, dove il tempo si può addirittura fermare) le distorsioni temporali sono notevoli e possono portare ad assoluti paradossi (è celebre quello dei due gemelli, uno sulla Terra e l’altro in viaggio a velocità prossima a quella della luce, dove quest’ultimo invecchia più lentamente del primo).

Rovelli ci dice, tuttavia, che si può elaborare una fisica (ad esempio la “gravità quantistica a loop” su cui lavora Rovelli) che prescinde dal tempo come variabile indipendente. Ma soprattutto Rovelli ci spiega che “Ciò che percepiamo come tempo non è un semplice aspetto elementare della natura, ma è invece un fenomeno complesso con molti strati, ciascuno dei quali può essere studiato da un capitolo diverso della scienza.”. E più avanti: “che ciò che noi chiamiamo lo «scorrere» del tempo possa essere capito studiando la struttura del nostro cervello più che studiando la fisica.”

Luca Maltecca





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