top of page
Immagine del redattoreLogos by Acada-Arkys

Il martirio di Giulio Cesare Vanini



Giulio Cesare Vanini (1585 Taurisano, Terra d’Otranto, Puglia – 1619 Tolosa) è morto du volte: non lo ricorda quasi più nessuno. Eppure è un personaggio importante per l’evoluzione del pensiero umano, sino all’emancipazione dai preconcetti religiosi. Riconosceva come suo maestro Pietro Pomponazzi (1462-1525), uno dei maggiori umanisti italiani, assertore della capacità umana di vivere senza tutori celesti e strenuo negatore dell’immortalità dell’anima, nonché del mondo concepito dalla filosofia Scolastica (Dio è sopra ogni cosa, ostacolando il pensiero umano). Il pensiero di Vanini può essere riassunto in questa frase: Tutte le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione. La frase fa parte degli scritti che gli costarono la vita. Vanini, frate carmelitano, esordì criticando il papa. Il coraggio (o l’incoscienza, dati i tempi) lo costrinsero a vagare per l’Europa per cercare protezione gliela diedero gli inglesi (divenne anglicano e si guardò bene dal ritornare in Italia) e i francesi (e divenne ugonotto). Ormai la sua figura era individuata come quella di un protestante, ma riuscì ad evitare la persecuzione. Tacciato di ateismo, dimostrò che invece credeva in Dio, ma in un dio particolare, non legato a una Chiesa oscurantista e materialista. Vanini cercò di barcamenarsi fra le varie posizioni religiose affinché lo lasciassero in pace e gli consentissero di seguitare, segretamente, a coltivare le sue idee. Molto prima di Darwin, parlava di un mondo “meccanico”, in eterno divenire, alla legge del quale tutti erano legati. La vita era una ricerca di sopravvivenza condizionata dai vari ambienti naturali. L’uomo possedeva l’intelligenza per comprendere le situazioni e adeguarvisi nel modo migliore possibile. Cadeva, così, l’intero impianto precedente che considerava il mondo fermo dopo la creazione per mano divina. Vanini portava avanti il credo umanistico di Pomponazzi, di Pico della Mirandola e di altri umanisti intellettualmente ricchi, capaci di creare una possibile alternativa allo strapotere della Chiesa. Era un movimento, quello umanista, che si era irradiato in tutta Europa e che ai tempi di Vanini forniva le basi di una cultura altra nella quale l’elemento umano aveva una forte voce in capitolo. Ma il potere della Chiesa non poteva essere trascurato. Vanini finì nella cattolicissima Tolosa (non sapeva fosse tanto fanatica), accusato di ateismo,rapidamente processato e accusato. Gli fu strappata la lingua (punizione della Chiesa per gli atei) e quindi affidato al braccio secolare: fu stordito sommariamente, secondo prassi, e messo sul rogo, come diciannove anni prima, a Roma, Giordano Bruno, di principi simili ai suoi. Entrambi morirono per difendere le loro idee, per sostenere il valore della personalità umana, vuoi in maniera diretta, vuoi in maniera indiretta (nel secondo caso, per ovvia prudenza, date le lunghe e ottuse orecchie ecclesiastiche). (Laura Dinelli)




2 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


LOGOS è una pubblicazione di varia umanità. Contiene interventi originali su diversi argomenti. Scopo è aprire un dialogo fra lettori, il più possibile ampio e approfondito, nel rispetto dei valori civili e culturali che l'Umanità sa esprimere con sentimento e ragione.

bottom of page