“Uomini di Dio” è un film francese del 2010, diretto da Xavier Beauvois e interpretato da un gruppo di eccellenti attori, capitanati da Lambert Wilson e Michael Lonsdale (eccellente). l titolo si richiama a una citazione biblica presentata all'inizio del film: "Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo». Eppure morirete come ogni uomo" (Salmo 82.6-7).
L’opera sembra richiamarsi a una stretta osservanza religiosa, adombrata però da una certa tenuta stoica che fa del salmo una dichiarazione di principio in qualche modo aggirabile. Non tanto per cambiare le cose, deviare il destino, il fato, penetrare l’oscuro volere di Dio (ammesso ci sia), quanto per mostrare consapevolezza, coscienza, lasciando la condivisione in sospeso. Questi “Uomini di Dio” sono otto monaci che vivono in un villaggio isolato dell’Algeria. Esiste un’armonia fra loro e i musulmani che si definiscono entrambi fratelli. Un attentato terroristico sconvolge, però, la regione, tanto da provocare la crisi di questa grande amicizia. La violenza e il terrore della guerra civile si diffondono, si ampliano: la Francia li reclama in patria, ma i monaci decidono di restare al proprio posto per aiutare la popolazione civile, mettendo così in grave pericolo la loro stessa vita. Perché fanno tutto questo? Lo fanno, dicono, per amore della parola, del verbo, cristiano.
Ci troviamo di fronte a una rara coerenza evangelica, al rispetto di una morale assoluta predicata da Cristo nel Vangelo. La fratellanza fra gli uomini è un principio cristiano: va detto a chiare lettere. La più volte esaltata democrazia ateniese, era in realtà un’oligarchia (allargata) in quanto la plebe e gli schiavi non contavano nulla in senso politico. Per la verità, filosofi isolati, come Antifonte di Ramnunte (epoca classica, V secolo a.C), predicarono l’uguaglianza fra gli uomini per evidenti ragioni naturali, ma si trattò, in genere, più di forma che di sostanza. Peggio, a questo riguardo, il comportamento dei romani che pretendevano, infatti, di trasformare i barbari in cittadini degni di Roma. Il Circolo degli Scipioni (II sec. a.C.) era impegnato su questo concetto in perfetta buona fede. La realtà fu ovviamente diversa. A suon di frustate, fra leggi civili e l’esosità di esattori, non fu certo possibile la realizzazione di quel nobile progetto: nobile in sé, ma discutibile d’applicare.
Va riconosciuta la novità portata da Cristo, e andrebbe bene analizzare la rivoluzione cristiana, matrice di altri fenomeni, fra cui l’Umanesimo. Alla base della cristianità sta il solidarismo nel nome delle virtù umanistiche e umanitarie nascoste in qualunque animo. Su questa base si muove la vicenda dei monaci in questione, pronti a mettere in pratica un insegnamento evangelico che è la traduzione del sentimento e della razionalità presente, in potenza, in ogni uomo. La mentalità oppositiva è una costruzione preistorica, dove l’analfabetismo razionale e sentimentale era pregnante, dominava. Il cambiamento, per quanto ovviamente parziale data l’evoluzione in atto, portò l’uomo ad accettare l’altro uomo, portò alla famiglia, alla tribù e via dicendo. Certo i nemici non mancarono, la concorrenza per il bene creò la storia, in mezzo alla quale, tuttavia, s’insinuò una considerazione allargata, quanto ottenuta da intelligenze opportunistiche e sensibilità interessate al solo progresso civile.
I monaci avrebbero potuto fuggire, ritornare in Francia, invece rimangono per difendere umanamente la popolazione investita dalla furia dei terroristi, dal fanatismo religioso che l’autentico misticismo non contempla.
I monaci sono tradizionalmente campioni di misticismo. Quest’ultimo merita il maggior rispetto quando è seriamente praticato. Si pensi a San Gerolamo nel deserto, così bene rappresentato dal grande Tiziano. L’artista lo coglie in un attimo d’estasi, per così dire, realizzattrice un disegno superiore. Tiziano alla fine della sua vita temeva che Dio fosse un’illusione, una fantasia. Il suo San Gerolamo che si muove a stento nella natura, guarda in alto, appena sopra di sé, e procede verso un traguardo. È un uomo che si carica sulle spalle l’intero mondo. Promuove l’uomo a essere superiore, nel senso che comprende l’alta moralità cristiana e la necessità di metterla in pratica. Non c’è nulla di religioso in tutto questo. Non c’è il rito-semipagano della Chiesa, non c’è l’affondamento della sensibilità e della ragione in un vuoto di parole.
La pellicola si allaccia a tutto questo, sposa tutto questo. Fa comprendere che effettivamente l’uomo può essere qualcosa di più di un essere attaccato alle forme e poco preparato, poco incline a sposare la sostanza, a caricarsi di responsabilità, ad agire coerentemente. È l’uomo che agisce partendo da una formula che chiamiamo cristiana non in quanto creazione religiosa, bensì umana, attribuita a una divinità convenzionale per dare forza etica al messaggio.
I monaci non invocano Dio, ma si rimboccano le maniche. Sono intellettualmente ricchi, sanno bene cos’è la solidarietà umana, la fratellanza fra gli uomini. Ma conoscono ancora meglio il concetto “uomo” e ne apprezzano la possibile grandezza morale, attivandosi senza il minimo tentennamento. L’amicizia con i musulmani ne è una testimonianza fondamentale.
Di contro i terroristi sono invasati dal fanatismo (che c’è in tutte le religioni, ma che naturalmente va evitato) e colpiscono a caso e con ferocia. Il guaio è che sono in buona fede. La religione, presa alla lettera, li ha condizionati. Ecco un esempio lampante di cosa può fare la religione a degli sprovveduti emarginati dal sistema. Non si capirà mai abbastanza che dalla religione vanno capiti e cavati i principi, non applicate le norme, ovvero cose allusive appartenenti a un passato remoto. Allora avevano un senso, erano un richiamo comprensibile, erano simboli benefici per l’aggregazione sociale, oggi devono proprio essere presi solo come simboli e tradurne l’etica. Senza questa traduzione, l’umanità continuerà a soffrire, ovvero a soffrirne la mancanza ed eleggere, per salvarsi, un nuovo dio: il dio mercato. Con debordanti conseguenze materiali e vergognosi ridimensionamenti morali assolutamente intollerabili.
Dario Lodi
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