Logo dell’ESA per lo studio sull’ibernazione (HYbernation and torpor study)
In “Passengers” (film del 2016 diretto da Morten Tyldum con Jennifer Lawrence e Chris Pratt come protagonisti), due persone isolate su una nave spaziale viaggiano verso un pianeta da abitare. Il viaggio dovrebbe durare 120 anni e i passeggeri (5000 persone!) e l’equipaggio sono ibernati. Qualcosa però va storto e i due si trovano svegli, e soprattutto soli, a ben 90 anni dall’arrivo. Tema non nuovo questo dell’ibernazione, si pensi ad esempio a film come “2001 Odissea nello spazio” e “Interstellar”. Qui il tema tuttavia è trattato con una certa grazia e leggerezza (il personaggio di Arthur, l'androide barista della nave, è veramente azzeccato) anche se il film non manca di cadute di stile e soprattutto di alcuni svarioni scientifici.
L'ibernazione è una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Il letargo di alcuni animali ne è l’esempio pratico.
L’idea dell’ibernazione degli astronauti per affrontare lunghi voli spaziali non è così peregrina come si potrebbe credere: l’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) ad esempio sta già studiando questa possibilità al fine di aiutare gli astronauti a vincere la noia e gli altri stress dovuti ai lunghi viaggi verso i bordi esterni del sistema solare. L’ibernazione aiuterebbe, inoltre, a ridurre la quantità di scorte necessarie per la missione, con un risparmio netto sulla massa del vascello spaziale (che si potrebbe ridurre fino ad un terzo).
La speranza dell’ESA è quella di riuscire ad ottenere questa tecnologia per i voli umani verso Marte del 2030, che potrebbero durare fino a 7 mesi per tratta. L’ibernazione avrebbe anche un altro importante vantaggio: grazie al letargo artificiale gli astronauti sarebbero protetti dalla perdita di massa ossea e muscolare che si potrebbero verificare durante il viaggio, nonché dalle pericolose radiazioni cosmiche che, data la durata della missione, potrebbero essere deleterie per gli astronauti.
Situazione attuale e studi in corso
L’episodio di Passengers si svolge in un futuro non meglio precisato, quando la tecnologia dell’ibernazione (altrimenti detta “animazione sospesa”) è già stata ampiamente scoperta e collaudata. Oggi, in realtà, abbiamo solo qualche sporadico risultato sui topi (animali che normalmente non vanno in letargo), ma nessun tentativo è stato mai fatto su esseri umani. L’ESA tuttavia l’ha raccomandata come “tecnologia chiave” per lo spazio e ha addirittura istituito un team specifico dedicato all’argomento. I ricercatori dell'ESA, assieme a colleghi di università tedesche, hanno valutato in uno studio ad hoc l'impatto dell'equipaggio in letargo nella pianificazione di una missione verso Marte. Come scenario base hanno scelto un’ipotetica missione verso il Pianeta Rosso della durata complessiva di 5 anni (tra andata, sosta e ritorno sulla Terra) per un gruppo di sei astronauti.
L'ibernazione potrebbe essere ottenuta somministrando un farmaco (probabilmente un oppioide) in grado di indurre uno stato di torpore. Una volta raggiunto questo stato gli astronauti verrebbero ospitati all'interno di capsule non dissimili da quelle viste nei film, dove le temperature sarebbero abbassate fino a ottenere una riduzione del 75 percento del metabolismo. Un “risveglio” graduale di 21 giorni prima dell’arrivo porterebbe poi al completo recupero delle funzionalità. Tutto ciò richiederebbe naturalmente un altissimo livello di automatismo dell’astronave, grazie anche all’impiego dell’intelligenza artificiale in grado di gestire anche le situazioni di emergenza.
Scienza o Fantascienza?
Stando a quanto dicono molti scienziati, la tecnologia dell’ibernazione potrebbe diventare disponibile prima del 2030, in tempo cioè per affrontare le future missioni spaziali di lunga distanza, prima fra tutte quella umana verso Marte. Ma non c’è solo l’ESA a studiare l’ibernazione: negli Stati Uniti l'azienda SpaceWorks di Atlanta è stata finanziata dalla Nasa proprio per studiare questa possibilità nei lunghi viaggi nel cosmo.
Non c’è dubbio che con un tale tiro incrociato di studi sull’argomento i risultati non tarderanno ad arrivare e ciò permetterà finalmente di realizzare quello che per ora è solo un sogno relegato ai film di fantascienza: la conquista dello spazio da parte di esseri umani.
Luca Maltecca
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