Sulle vicende di Caravaggio esistono parecchie leggende. Mancano, del resto, documentazioni essenziali. Le minuziose ricerche di Pietro Longhi, uno dei maggiori storici dell’arte di sempre, e della sua assistente Mina Gregori, hanno svelato molte verità, ma hanno anche destato parecchie ipotesi sugli snodi centrali della vita dell’artista. Ad esempio, perché Caravaggio lasciò Milano per Roma? Non era viaggio da poco a quei tempi. Si suppone per sfuggire alla peste, ma si suppone anche a causa di un delitto che l’artista avrebbe commesso (involontariamente, per difendersi) ai danni di un appartenente alla cerchia del suo maestro Simone Peterzano.
Certo è che a Roma, dopo inizi stentati, divenne celebre in poco tempo, apprezzato e protetto dal potente cardinale Francesco Maria Del Monte, per il quale portò a termine molti lavori strabilianti.
Il suo astro comincia a tramontare il 26 maggio 1606, allorché, forse per una disputa nel gioco della pallacorda (una specie di tennis), Caravaggio ferì a morte, con la spada, Ranuccio Tomassoni di Terni, una famiglia assai vicina al papa. Da qui la fuga di Roma alla volta di Napoli (dove lascerà grandi capolavori) e quindi da Napoli a Malta, dove fu fatto “cavaliere di grazia”, espediente per ottenere il perdono papale e fare ritorno a Roma (pendeva su di lui una condanna a morte per decapitazione che il cavalierato maltese poteva annullare).
Carattere irascibile, impulsivo, facile alla rissa, Caravaggio ebbe uno scontro con il Gran Maestro de Cavalieri di Malta (la vera ragione è sconosciuta), fu espulso dall’ordine in quanto “membro fetido e putrido” e fu imprigionato nel carcere di La Valletta, da cui non si sa come fuggì per raggiungere Napoli in attesa del perdono papale per poter ritornare a Roma. Arrivò a Palo di Ladispoli su una feluca diretta a Porto Empedocle in Toscana. Qui le operazioni per accertare la sua identità gli fecero perdere le preziose valigie contenenti opere da portare a Roma. A questo punto, due le versioni: quella più tradizionale che vuole Caravaggio in viaggio alla volta di Porto Ercole per riavere le sue tele, l’improvvisa febbre che lo colpì (malaria? Febbre intestinale?) uccidendolo in pochi giorni; la seconda, difesa dallo storico d’arte moderno Tomaso Montanari, che vuole Caravaggio già raggiunto a Palo di Ladispoli da emissari di nobili maltesi e assassinato. La messa in scena di Porto Ercole sarebbe, quindi, un mistero ben custodito dalla Curia romana che avrebbe dato il suo benestare all’assassinio.
Nel 1956 a causa di lavori, alcuni scheletri del Cimitero di San Sebastiano di Porto Ercole furono trasferiti nell’ossario dell’attuale cimitero. Qui successivamente studiati a fondo alla ricerca di una traccia che portasse all’individuazione dei resti di Caravaggio. Nel 2010 il referto fu questo: per l’85% alcuni resti ossei apparterrebbero al grande pittore lombardo.
(Dario Lodi)
Yorumlar