Souvenirs à la mémoire: la vita e l’opera di Giuseppe Sinopoli fra musica, medicina e archeologia
Il canto dell’anima, a cura di Gastòn Fournier Facio, Il Saggiatore, pp.728, Milano 2021
Ulrike Kienzle, Gli dei sono lontani, Accademia di Santa Cecilia, pp.650, Roma 2021
Il mondo odierno dimentica facilmente l’operato di persone insigni, eclettiche nei loro interessi, capaci di stimolarci in viaggi al limite della conoscenza per rimettere in discussione la stessa conoscenza. Queste persone sfuggono ad ogni comoda classifica professionale e la loro scomparsa crea un vuoto incolmabile che rischia di annullarne la memoria.
Giuseppe Sinopoli (1946-2001 ) direttore d’orchestra e compositore è stato un vero e proprio “rabdomante” della musica, intesa come atto di ricerca totale, come motivazione stessa dell’uomo dinnanzi alla vita.
Due preziosi volumi, editi da Il Saggiatore e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ci consentono di analizzare il mondo complesso e articolato di questo straordinario protagonista del trascorso secolo breve.
Il libro curato da Gastòn Fournier Facio offre una sintesi esaustiva, multi culturale della vastità degli interessi di Sinopoli, attraverso interventi di vari studiosi.
L’ambiziosa biografia, per la prima volta tradotta in italiano, di Ulrike Kienzle, è una analisi approfondita della vita e delle varie tappe formative di questo insolito musicista.
Lo sfondo culturale dell’Italia sessantottina e il suo isolamento rispetto il resto dell’Europa, appare meno evidente rispetto i testi dell’antologia critica di Facio
Possiamo infatti definire il direttore d’orchestra italiano una sintesi degli sbocchi culturali del secondo dopoguerra: la scienza, la ricerca, il confronto comunitario nell’arte.
La vita di Sinopoli è anche una lotta contro le facili approssimazioni, le restrizioni provinciali offerte dall’asfittica realtà nazionale.
Il suo impegno rigoroso nella musica ha avuto il significato di individuare, alcuni problemi cardine dell’uomo moderno.
In qualità di medico psicoanalista ha visto nell’elaborazione del concetto di “perdita” uno dei fulcri nascosti all’interno dei capolavori musicali scritti fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Ciò che lo rendeva diverso dagli altri direttori d’orchestra era il suo saper evidenziare, tramite gli elementi stessi della scrittura musicale, questi aspetti reconditi e spesso non avvertiti.
Per questi sottili e insoliti svelamenti si avvaleva di scelte agogiche inusuali o di particolari evidenziazioni, tramite l’iper-esposizione dei timbri degli strumenti a fiato o un diverso fraseggio degli archi.
La letteratura musicale diventava l’oggetto di una nuova lettura dove, dietro le note abitavano gli aspetti più concreti delle fobie umane. Il direttore d’orchestra ricomponeva l’opera altrui secondo dettami “gnoseologici” precisi.
Il melodramma del primo Verdi, ad esempio è visto come teatro di pulsioni archetipiche: l’aspetto ripetitivo ed elementare dei temi è mostrato come psicosi dei personaggi. La musica diventa il “sismografo” dell’agire stesso dell’uomo, l’ombra della sua non confessata irrazionalità.
Anche nell’opera di Wagner viene privilegiata la produzione giovanile per mostrare i residui della tradizione italiana e il complesso allineamento con l’elemento beethoveniano in funzione orchestrale.
Ogni autore viene sondato all’interno delle sue origini culturali e sociali. Puccini è presentato come prodotto della nascente egemonia borghese e piccolo borghese: il sentimento come ultima terra promessa.
L’elemento progressivo di erosione del melodramma tocca non solo lo stesso Puccini ma anche Richard Strauss: ormai è il senso esistenziale della “perdita” che domina il secolo scorso.
Negli studi compiuti in campo medico e psichiatrico, Sinopoli ha visto nell’elaborazione del lutto l’elemento di equilibrio della psiche.
Da archeologo aveva osservato come la scomparsa di intere civiltà sia derivato dall’incapacità di alcune popolazioni di elaborare il proprio passato nel rapporto razionale con il presente.
Solo attraverso un processo di consapevole continuità “mnemonica” l’uomo può progredire nel tempo senza essere inghiottito dall’oblio e dall’annientamento.
Nella musica è possibile trovare le testimonianze e i segnali interiori dell’animo umano.
Nelle sinfonie di Schumann e di Mahler leggiamo la nostra vita minacciata da un “lutto” spesso rimosso. L’incapacità di elaborazione di questo “lutto generazionale” ha comportato nel Novecento la crisi dei valori. Il nuovo millennio si presenta davanti ad un altro elemento ben più tragico: il vuoto dei valori.
Il grande fascino dell’opera di Sinopoli consiste proprio nell’attualizzare la musica nei suoi collegamenti filosofici, storici e psicologici fra passato e presente.
In questo modo ogni capolavoro vive un eterno presente in funzione della sua capacità di riflettere la nostra anima.
Nel Sinopoli direttore d’orchestra viene elaborato il lutto del Sinopoli compositore.
Dopo gli studi di medicina, attraverso Maderna e Donatoni, entra a far parte del mondo dei giovani compositori d’avanguardia. La sua attività compositiva entra in crisi a contatto con il fallimento delle stesse avanguardie post-sessantottine.
Tutta la sua vita si svolge all’insegna del motto freudiano del superamento dell’alienazione storico-sociale.
Un insegnamento rivolto al pubblico come strada di rigenerazione.
La “trasmutazione dei valori” già indicata da Nietzsche, diventa l’unica strada percorribile come circolarità della conoscenza attraverso l’arte.
La psicoanalisi, l’archeologia, la composizione sono percorsi conoscitivi di una verità in continuo mutamento. In questo caso la musica viene davvero vissuta come antica fonte di rinnovamento davanti agli enigmi dell’umanità.
La memoria diventa allora il teatro interiore dove risolvere i nostri dubbi, come indica una celebre composizione di Sinopoli.
Gli spettri acustici di Alban Berg e di Gustav Mahler sono i “totem” della sua giovanile ansia di conoscenza e partecipazione. Quell’irrefrenabile desiderio di vita e di assoluto che da compositore lo ha voluto interprete e da interprete di musica a studioso di epoche lontane: l’Egitto e i suoi misteri nei periodo di transizione, sino alla transizione ultima e improvvisa, quella sera a Berlino per una Aida incompiuta per sempre.
Ecco Giuseppe Sinopoli!
Sergio Mora
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