Antoni Gaudì nasce nel 1852 a Reus, in Tarragona. Condizioni modeste della famiglia e salute precaria contribuisco a formare il suo carattere schivo. A diciassette anni intraprende, a Barcellona, i suoi primi studi di architettura, con risultati eccellenti. In questo periodo assolve il servizio militare e si impegna come tirocinante presso alcuni importanti costruttori di Barcellona. Si laurea. Gli anni della giovinezza ci propongono un Gaudì allegro, vivace e spensierato. Nella mondana Barcellona si atteggia a dandy, veste elegante e si bea della sua bellezza. Nel 1878, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi, incontra l’industriale Eusebi Guell, uomo di grande cultura, imprenditore (la madre Bacigalupi apparteneva ad una ricca famiglia di mercanti genovesi) e mecenate. Questo incontro segna la carriera di Gaudì (realizzerà nel 1885 il Palazzo Guell e nel 1900 il Parco Guell). Le committenze per il lavoro di Antoni sono private. Si narra che l’unica committenza pubblica sia stata, agli inizi della sua attività, quella per i lampioni di Barcellona (sperimenta la creazione polimaterica – pietra e ghisa). Tra il 1904 e il1907 realizza Casa Batllo (Patrimonio Unesco). Nel 1910 ottiene un grande successo all'Esposizione della "Societè Generale des Beaux Arts" di Parigi.
La sua personalità si fa nel frattempo sempre più riservata. Lo stile di vita si caratterizza per un’assoluta sobrietà. Gli eventi della Semana Tragica (luglio 1909) incidono fortemente sulla sua sensibilità. Spaventato per i fatti di sangue di quella Settimana (vandalismi, violenze anticlericali e antimilitariste contro l’impegno spagnolo in Marocco), timoroso per il destino della sua opera capolavoro (i lavori per la Sagrada Familia, iniziati nel 1882, rischiano di essere compromessi) spingono la sua opera verso un profondo spiritualismo, un allontanamento dalla concretezza delle linee accademiche ed all’assunzione della natura come maestra, anche nel campo dell’architettura. Abbandona i comportamenti mondani. Si chiude sempre di più al mondo circostante. Diventa anche il rappresentante di una corrente culturale e spirituale, profondamente cristiana e quasi mistica, che si oppone all'anarchismo e ai fervori socialisti del tempo. Dal 1914 si dedica interamente alla costruzione della Sagrada Família, mettendo in gioco tutto sé stesso (per finanziare l’opera chiede anche l'elemosina ai passanti). Si priva quasi di tutto; mangia in modo misero e veste peggio. Quando, nel giugno 1926, attraversa la strada per andare a pregare alla chiesa di San Filippo Neri e viene investito da un tram, nessuno dei soccorritori lo riconosce. Viene scambiato per un mendicante e portato in ospedale dove, dopo tre giorni, muore.
Gaudì interpreta il Modernismo in modo personalissimo, dona alle sue opere forme naturali che, per certi versi, anticipano i caratteri del movimento Espressionista, distinguendosi però per una forma di eleganza molto personale. Le sue creazioni evidenziano una ricca simbologia che incarna la contaminazione simbolista (consapevole e voluta) delle sue opere. Il Neogotico, rivisitato dalle influenze classiciste e caratterizzato dalla sensibilità per l’architettura moresca, rimane comunque fondamento della sua produzione architettonica. L’utilizzo di materiali diversi e la rinuncia quasi ossessiva alle linee rette (ed ai modelli consolidati) sono il biglietto da visita delle sue opere. Antoni ripete spesso: «La linea retta è la linea degli uomini, quella curva, la linea di Dio». Breve vita ebbe l’attacco di alcuni suoi “contemporanei” che volevano minimizzare le sue capacità artistiche, liquidandole frettolosamente come un banale esercizio di arte barocca (mal digerivano, tra l’altro, lo splendido utilizzo delle minute ceramiche usate dall’architetto catalano”). Gaudì rispondeva che “La decorazione è stata, e sarà colorata. La natura non ci presenta nessun oggetto monotonamente uniforme”. Oggi Gaudì gode di grande popolarità, grazie in particolare alla sua creazione visionaria più importante: La Sagrada Familia. Per la popolazione catalana è già un santo ed è stato avviato il processo di beatificazione di questo “laico mistico”. E poi, quale altro architetto può vantare sette delle sue opere nel patrimonio Unesco? (Franco Vergnaghi – foto: Sagrada familia, facciata.)
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