Gaetano Previati nasce a Ferrara il 31 agosto del 1852 in una famiglia piccolo borghese. Il padre si risposerà, dopo la morte della prima moglie Riccarda Benvenuti Bonlei, madre di Gaetano, con Cornelia Facchini, donna di grande devozione che influenzerà la sensibilità dell’artista. L’attività del padre, orologiaio, consente un’esistenza decorosa alla famiglia. Gaetano si iscrive alla Scuola di Belle Arti di Ferrara. Ha per maestro il Paglierini, uno dei maggiori pittori ferraresi del tempo. Assolve per tre anni il servizio di leva nei Bersaglieri (si congeda con il grado di caporal maggiore). Svolge i primi studi artistici a Firenze nello studio di Amos Cassioli e, grazie alla bravura che da subito dimostra, gli viene concesso un sussidio che gli consente, nel 1876, di recarsi a Milano, all’Accademia di Brera, per frequentare i corsi di pittura di Giuseppe Bertini. In questo periodo si dedica anche alla scultura. I suoi esordi sono segnati da una pittura legata al romanticismo storico. Approfondisce anche i lavori dei Pre-raffaelliti, in particolare le opere di Dante Gabriel Rossetti.
Nel 1878 compie un viaggio di studio a Parigi. Del 1879 è il suo primo premio, ottenuto dalla Fondazione Canonica che gli consente anche di liberarsi da qualche problema economico, rimanendo comunque sostanzialmente povero. Inizia a partecipare a molte rassegne pubbliche e si interessa alla corrente Divisionista. Dal 1881 si trasferisce definitivamente a Milano e qui entrerà in contatto con gli ambienti della Scapigliatura, aderendo ai temi di questa con lavori di argomento storico o sociale. Le influenze esercitate sulla sua pittura dalle opere di Domenico Morelli e Tranquillo Cremona si riflettono nell’Ecce homo (1878-79) e in Dolor Materno (1881). Si dedica anche a temi storici legati al Risorgimento Italiano, alla religiosità popolare, ai paesaggi ed alle nature morte.
Un’importante compendio dei temi cari a Previati lo possiamo trovare in un’opera, non tra le sue più note, recentemente rivalutata: “Angeli”, esposta per la prima volta a Roma nel 1883. Morte, vita, dolore, religiosità e speranza sono raccontati dal soggetto; un corteo funerario, che però non appare avvolto di tristezza. Sembra quasi una processione per una festa di paese, con bambini (chierichetti) e toni di colore del fogliame e dei fiori in mano alle
Angeli (particolare)-1883-Galleria Bolzani-Milano
giovani che, con il candore delle loro vesti e la bellezza dei loro volti, conferiscono all’insieme un senso gradevole e di pace.
Nel 1890 sposa la modella Leonilda Baldassini e a distanza di un anno nasce il primo figlio Carlo, seguito, tra il 1895 e il 1901, da Flaminio e Alberto. Nel 1891 partecipa alla Triennale di Brera con l’opera Maternità (di nuovo molto povero, ottiene dal fratello i soldi per poterla
dipingere). In quest’opera Previati, attraverso una rappresentazione sentimentale, allegorica e mistica, sviluppa in modo molto originale e innovativo il tema del sacro in ambito simbolista. Il dipinto accentua il carattere
Maternità, 1890 olio su tela, 177 x 411,5 cm. Novara,
collezioni del Banco BPM, Banca Popolare di Novara
spirituale del soggetto, dissolvendone la forma attraverso la tecnica divisionista. Incompresa a Milano, la tela gli vale però l’invito a Parigi al Salon de la Rose Croix nel 1892, esperienza che lo pone a confronto con il clima ricco di apporti stimolanti e contraddittori del simbolismo europeo. Il dipinto viene difeso anche da Puvis de Chavannes, riconosciuto maestro simbolista. In quell'occasione entra in contatto con il gruppo esoterico parigino dei Rosacroce di Joseph Peladan, gruppo che si interessa anche alla scienza, alla cultura ed all'arte, che rafforzano in lui le tendenze decadenti e mistico-esoteriche.
Negli anni seguenti soggiorna frequentemente a Lavagna, in Liguria (dipinge molti paesaggi liguri). Questi soggiorni contribuiscono ad arricchire i suoi lavori con nuove e più vivaci elaborazioni cromatiche. Nel 1901 espone trentadue opere alla Biennale di Venezia, grazie anche all’interessamento del critico Vittorio Pica e, soprattutto, dell’attenzione che viene rivolta ai suoi lavori da parte di Alberto Grubicy, che promuoverà poi la pittura di Previati anche all’estero. Nello stesso anno espone anche alla mostra di Arte Sacra di Lodi acquisendo una crescente notorietà come autore di soggetti sacri. Nel 1902 espone trentanove opere, olii e disegni, alla Società di Belle Arti di Milano, in una collettiva organizzata da Grubicy. Ormai la sua fama è consolidata. Nel 1905 ottiene una medaglia d’oro alla Quadriennale di Monaco. Nel 1905 l’editore Bocca di Milano pubblica il primo volume di una trilogia sulle tecniche artistiche nel quale viene spiegata l’arte divisionista. Nell’anno successivo presenta i propri lavori, insieme a Segantini, all’Esposizione del Sempione di Milano. Le suggestioni decadenti di quel periodo, portano Previati ad avvicinarsi ad intraprendere un approfondimento della dimensione notturna, del sogno e del mistero.
Nel 1907 ha un’intera sala alla Biennale di Venezia. Espone anche al Salon des peintres divissionistes italiens, a Parigi, mostra organizzata sempre da Grubycy che acquisterà numerose sue opere (esposte dopo qualche anno a Genova e Milano). Dopo la morte di Segantini, del quale è un convinto discepolo, diventa di fatto il “teorico” del divisionismo italiano (suo lo scritto “I principii scientifici del divisionismo: la tecnica della pittura” del 1906) e si legherà sempre di più a modi espressivi tipici del Simbolismo. I suoi lavori si distinguono comunque da quelli del pittore di Arco per una più spiccata tendenza simbolista e religiosa. La sua interpretazione del Divisionismo è molto personale con una stesura di filamenti di quattro colori fondamentali (blu, giallo, rosso, verde) volti ad ottenere un originale effetto di luminosità non statica. Previati è anche uno dei primi a sperimentare l’utilizzo del bianco di zinco di origine industriale al posto del bianco di piombo.
Ora a Previati interessa solo una “pittura di idee”, non più di sentimento o emozione. Per sua stessa ammissione, non pretende che i suoi quadri abbiano una parvenza di realtà ma intende raggiungere, con il solo mezzo cromatico, l'espressione precisa del suo sentimento.
Di Previati anche molti disegni e illustrazioni (come quelle per l’edizione de “I Promessi sposi” di Manzoni, pubblicati dall’editore milanese Ulrico Hoepli). Nel 1910 è nominato Commendatore della Corona d’Italia in occasione dell’Esposizione di duecento opere nel Palazzo della Società per le Belle Arti di Milano.
E’ del 1912 “Il Sogno”, considerato il suo capolavoro simbolista. Previati
utilizza di sovente figure fantastiche e ambientazioni astratte, fuori dal tempo. Questo suo modo di dipingere suscita l’ammirazione di Boccioni che nel 1916 lo definirà, probabilmente esagerando, "il più grande artista che l'Italia ha avuto da Tiepolo ad oggi".
Dagli ultimi anni dell’Ottocento ricompaiono nature morte e paesaggi marini, che segnano un recupero dell’esperienza naturalistica ("La Madonna dei gigli", "I funerali di una vergine", "La danza delle ore" e "Il trittico del giorno"). Dipinge anche scene di guerra (es. La battaglia di Legnano), esposte, sempre per iniziativa di Grubicy, nel 1916 alla Permanente di Milano.
Nonostante il ritorno del pittore verso la fine della sua carriera alla paesaggistica, i Futuristi, in particolare Giacomo Balla, continueranno a vedere in lui un campione dell’anti-naturalismo e dell’avanguardia, celebrandolo come simbolo “antiverista” e “antinaturalista”.
La critica non è mai stata pienamente convinta della “grandezza” di questo artista. La sua opera continua ed essere considerata di secondo piano rispetto a quella, ad esempio, di Segantini e Pellizza da Volpedo, riconoscendo a questi ultimi una dimensione pienamente consonante a quella europea, relegando invece quella di Previati ad una dimensione più provinciale.
Nel 1917 muoiono la moglie e un figlio. La sua salute peggiora. Smette di lavorare. Muore a Lavagna nel 1920 all'età di 67 anni. E’ sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Ferrara. Le sue opere sono esposte in molte città italiane (Ferrara, Milano – GAM e Brera -, Bergamo e altre).
Franco Vergnaghi
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