LA VOLPE
Uno dei miei siti preferiti di studio ed osservazione della Natura si trova non lontano dal Canale MUZZA , tra le province di Milano e Lodi.
In questo luogo, quasi a km zero da casa, ritrovo un contatto intimo con i fenomeni naturali che tanto mi appassionano ed in più, quando mi rendo conto di poter raccogliere e gustare porcini ed ovoli a non più di 20 Km dalla Piazza Duomo di Milano, mi dico che non tutto è perduto ...sino alla prossima lottizzazione!!
In questo piccolo paradiso ho potuto osservare, sia pure per pochi momenti, uno spaccato di vita selvatica che presumo non possa essere vissuto da molti: due cuccioli di volpe mi guardavano dall’imboccatura della tana, non so se più impauriti od incuriositi da questo strano animale vestito di verde con macchina fotografica.
Mi piace pensare che fossero più incuriositi che spaventati, ma che l’istinto di sopravvivenza abbia loro intimato, dopo i primi attimi di sorpresa, di rifugiarsi prudentemente nel profondo della tana. Certo che per me l’emozione è stata grande, soprattutto perché non mi aspettavo un incontro del genere, in quanto quelle tane le avevo ormai classificate come tane di tasso, quali in effetti erano, e quindi assolutamente prive di sorprese durante le ore diurne. Infatti l’esecutore delle stesse è notoriamente un animale crepuscolare e notturno quindi non visibile di giorno. Invece la Natura mi fece questo regalo ed in seguito approfondendo lo studio di questo CANIDE (Vulpes vulpes) venni a conoscenza del fatto che la Volpe , pur essendo in grado di costruirsi da sé le proprie tane, non disdegna quelle già fatte sia dai Tassi, sia quelle anguste dei conigli selvatici che provvede ad allargare adattandole alla propria taglia.
Ma le sorprese, quel giorno, non finirono lì. Poco più avanti incontrai un esemplare adulto, presumibilmente la madre di quei cuccioli che riuscii anche a fotografare .
Anch’essa si fermò solo un attimo a studiarmi, oppure si mise in posa,
ancora non lo so; in ogni caso ripeto che le emozioni, quel giorno, furono tantissime e forse irripetibili. la madre
Lo scorso inverno incontrai per la seconda volta nella mia vita una volpe adulta, un grosso maschio con il mantello invernale, fornito di folto sottopelo bianco ( l’esemplare della foto a corredo dell’articolo), ma forse perché “vaccinato” dal 1° incontro o perché l’habitat molto selvaggio (Appennino Parmense), dava quasi per scontato un incontro di questo tipo, la sorpresa non fu più la stessa…subentrò invece l’istinto razionale del “ cacciatore” di immagini che freddamente prende la mira e scatta!
Animale di grande adattabilità, di abitudini alimentari onnivore nel vero senso del termine in quanto, pur preferendo la dieta carnivora del predatore, riesce comunque a sopravvivere nutrendosi di bacche, frutti selvatici e carcasse di animali oltre che di insetti quali cavallette e coleotteri e relative larve, uova di uccello, rettili quali serpenti e lucertole, frutta e .insomma di tutto!
Le associazioni venatorie vedono nella volpe un forte competitore quale predatore di nidiacei, di fagiani e quaglie, conigli e lepri .
I contadini le odiano per le razzie nei pollai. I servizi di tutela veterinaria la tengono d’occhio in quanto portatrice della rabbia silvestre, malattia mortale per tutti gli animali eventualmente infettati.
Insomma, un perseguitato speciale, che però nonostante tutte queste non gradite attenzioni , prospera su tutto il nostro territorio anche nelle zone più antropizzate dove fino a 15 o 20 anni orsono nessuno si sarebbe mai sognato di vederle.
Quest’ultima constatazione mi fa pensare ad un altro animale opportunista: la cornacchia grigia
, anch’essa vituperata e cacciata, ma in espansione ed anch’essa onnivora ed adattabile ad ogni situazione: che sia questo il segreto del successo?
Risparmio al lettore la descrizione morfologica del ns. soggetto, rimandandolo a ben più qualificate pubblicazioni, ma citerò solo alcune caratteristiche peculiari e magari poco citate: la volpe non ringhia come un cane, ma se messa alle strette o impaurita mostra i denti e soffia come un gatto (l’ho sperimentato personalmente), le impronte che lascia nel fango o sulla neve possono essere confuse con quelle di un piccolo cane, ma se si guardano con attenzione ci si accorgerà che sono più allungate e che le zampe anteriori mostrano l’impronta di solo quattro dita anziché cinque. Questo non perché sia mancante il quinto dito, ma perché lo stesso è attaccato molto alto rispetto agli altri.
La coda è molto grande rispetto al corpo, in quanto serve da bilancere nei salti di predazione e nei repentini cambi di direzione ed infine le vibrisse ( i baffi) sono molto sviluppate ed assomigliano, nella funzione, assai più a quelle di un felino che a quelle di un canide, ovvero danno equilibrio durante un passaggio difficile, ad esempio su un tronco caduto tra le due rive di un ruscello oppure aiutano a localizzare una preda in movimento sotto la neve.
Insomma un grande vero opportunista che non smentisce mai la fama di incarnazione stessa della furbizia messa al servizio della propria sopravvivenza.
Tale caratteristica, in questo animale è decisamente un pregio , mentre alcuni umani che ne vogliono emulare il comportamento la trasformano in un terribile difetto.
Maurizio Teruzzi
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