Kirchner nasce ad Aschaffenburg, in Baviera, il 6 maggio del 1880 in una famiglia di commercianti del Brandeburgo. A vent’anni si dedica allo studio dell’architettura. Con tre suoi compagni di studi (Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl) fonda il 7 giugno 1905 il gruppo Die Brücke divenendone esponente di primo piano. Siamo nel periodo del pieno sviluppo dell’Espressionismo (una delle prime avanguardie artistiche del ‘900) che in forte reazione al Realismo e all’Impressionismo, dalla Francia si avvia a diffondersi in larga parte d’Europa.La scelta del nome Die Brücke è volta a rappresentare un “ponte” tra la nuova pittura espressionista moderna e la tradizionale pittura neoromantica. Le premesse ideologiche di questo movimento vengono rese esplicite da Kirchner nel manifesto del movimento, una xilografia che accompagna la prima mostra del gruppo nel 1906 a Dresda. La rivista Der Sturm (pubblicata tra il 1910 e il 1932) diventa lo strumento attraverso il quale viene diffuso l’ideale artistico del movimento.
In Italia le esperienze espressioniste avranno uno sviluppo più tardo, in particolare a Torino nel 1926 con il Gruppo dei Sei di Carlo Levi e successivamente, sul finire degli anni ’30 del ‘900, con il gruppo Corrente di Treccani.
Importante per la diffusione dell’Espressionismo è anche la produzione cinematografica tedesca che vede i suoi frutti più noti e significativi nelle pellicole “Il gabinetto del dottor Caligari”, di Robert Wiene, del 1920 e il capolavoro di Fritz Lang “Metropolis”, dove il tema della protesta contro l’alienazione nel mondo del lavoro (tema caro agli espressionisti) raggiunge i suoi livelli più alti.
Kirchener rivolge inizialmente la sua attenzione all’arte primitiva e africana e alla pittura tedesca del Cinquecento; coltiva inoltre un interesse specifico per Gauguin e Van Gogh. Inizialmente predilige luoghi isolati come le isole del mar Baltico o il lago di Moritzburg vicino a Dresda. La sua pittura si caratterizza da subito per l’accentuata semplificazione formale, il ricorso a contorni marcati e a colori vivaci e luminosi con soggetti raccontati in uno spazio non naturale, non reale. Uno stile molto simile a quello dei Fauves francesi. La sua attenzione si rivolge al movimento ed alla vivacità delle vie cittadine; non trascura comunque i paesaggi. Negli anni che seguiranno le sue rappresentazioni deformeranno sempre più la realtà, inserendo toni di drammaticità nei suoi lavori. I suoi quadri ritraggono spesso figure umane, in particolare prostitute (un’eredità del Simbolismo, in particolare di Munch?), ritratti e nudi.
In “Autoritratto con modella” (1910), troviamo un utilizzo potente delle tonalità cromatiche (… l’influenza dei Fauves francesi …..) e volti ritratti simili a maschere tribali, frutto come dicevamo del suo interesse per l’arte africana. Sempre di questo periodo (1909-1910)
“Marcella”, un dipinto dove la figura risulta astratta, il volto sembra distaccato dal resto del corpo. Lo sguardo è sfrontato (nulla di paragonabile ad esempio con “La pubertà” di Munch, al quale probabilmente si era ispirato) ma tradisce un aspetto stanco, quasi vecchio, come segnato dalla durezza della vita. I colori violenti contribuiscono a dare all’insieme un tono drammatico, provocando nell’osservatore quasi un senso di disagio. Questo quadro è diventato uno dei simboli dell’Espressionismo.
Nel 1911 si trasferisce a Berlino dove entra in contatto con i pittori del gruppo Blaue Reiter e, nel 1912, prende parte alla seconda mostra di questo sodalizio. Kirchner rimane particolarmente colpito e affascinato dalla capitale tedesca, città che diventa ripetutamente soggetto o sfondo dei suoi lavori. I dipinti più noti di questo periodo sono appunto le scene di strada ambientate a Berlino, considerati uno dei momenti più alti dell’Espressionismo tedesco.
Nel 1912 dipinge “Entrando in acqua” dove le pennellate hanno un tratto veloce, preciso, quasi a voler imporre all’osservatore una sensazione di movimento. Questo quadro rivela probabilmente uno dei pochi momenti sereni dell’artista, condizione testimoniata anche dall’utilizzo dei colori chiari (resta comunque la presenza sullo sfondo del viola cupo del cielo). Già nel dipinto “Tre bagnanti”, del 1913 Kirchner torna però al suo stile spigoloso, con le ragazze ritratte in pose rigide che
lasciano immaginare movimenti meccanici e non naturali. Tra il 1913 e il 1914 lavora al suo dipinto probabilmente più importante
e famoso:” Scena di strada berlinese”. Qui viene espressa tutta la visione misogina della donna che permea buona parte dei suoi lavori. La donna viene rappresentata come bella e tentatrice. Nel dipinto sono raffigurate due appariscenti prostitute che volgono
lo sguardo a due uomini, probabili clienti. Qui l’uso del colore sgargiante (abiti) non riesce comunque a mitigare il senso di malinconia trasmesso dall’insieme.
Kirchner si trasferisce a Monaco, frequenta la scuola d’arte di Hermann Obrist ed entra in contatto con altri movimenti artistici tra cui il Cubismo e l’Art Nouveau. Nel 1914 il gruppo Die Brücke si scioglie a causa delle forti polemiche e rivalità sorte al suo interno. Nel 1915 Kirchner si arruola nell’esercito come artigliere. In questo periodo si manifestano per la prima volta alcuni problemi di salute (esaurimento nervoso) che lo accompagneranno di fatto per tutta la vita e che portano al suo congedo dall’esercito nel 1917. Della sua esperienza della guerra Kirchner prova a darne una testimonianza con il dipinto “Autoritratto da soldato” del1915,
opera con la quale vuole e riesce a trasmettere un senso di disagio. Nella contrapposizione di colori vividi (giallo, rosso, blu), il pittore si rappresenta come un invalido, il braccio senza mano esposto allo spettatore in modo crudo. Kirchner ci vuole probabilmente raccontare della sua tragica, seppur breve, esperienza in guerra. La lettura che poi in alcuni casi viene data all’assenza proprio della mano destra, la si vuol ricondurre all’intenzione dell’artista di raccontare la sua visione del periodo bellico dove gli artisti con il loro lavoro non avevano alcun potere o possibilità di cambiare le cose o incidere sulle coscienze.
Un’ulteriore evoluzione dello stile di Kirchner la troviamo in “Cinque donne per strada”, sempre del 1915, dove, attraverso la rappresentazione di cinque figure femminili (anche in
questo caso, probabilmente, prostitute), ci vengono proposte immagini con colori sempre più sgradevoli e innaturali. La composizione, impostata secondo l'arco gotico rovesciato (utilizzato di sovente in Germania in questo periodo) ha l’aspetto quasi di un semplice schizzo, quasi un “incompiuto”; le figure rappresentate però sono capaci di trasmettere in questo modo messaggi chiari attraverso la loro postura e la loro spigolosità, quasi fossero dei predatori in attesa delle loro vittime. Nelle sue opere le figure rappresentate e il senso delle proporzioni non soggiacciono alle regole della pittura tradizionale ma vengono presentate in funzione delle esigenze di racconto dell’artista.
Terminata la guerra Kirchner si trasferisce a Frauenkirch, vicino a Davos, dove resterà per il resto della sua vita.
Il suo successo come artista cresce; ciò non contribuisce comunque a migliorare la sua condizione psicofisica, gravata da una seria depressione. Riprende comunque a dipingere, dedicandosi in particolare al paesaggio di montagna e alle scene contadine. Alla fine degli anni Venti il suo stile vira verso l’astrazione; la rappresentazione della natura è sempre più un ricordo. Peggiorano le sue condizioni di salute e nel 1921 viene ricoverato per curare una forte dipendenza da droghe che compromette il suo equilibrio mentale. La sua fama aumenta. Nel 1928 espone alla Biennale di Venezia e nel 1931 a New York.
Dopo la presa del potere dei nazisti in Germania però, centinaia di sue opere vengono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste sono dapprima esposte nella mostra diffamatoria Entartete Kunst ("arte degenerata") del 1937 e poi distrutte. Questi avvenimenti, a cui si aggiunse un ulteriore aggravarsi delle condizioni fisiche, provocano in lui una grande sofferenza che lo portano al suicidio (15 giugno 1938 a Davos), mettendo fine ad una vita segnata da solitudine e disperazione.
L’opera di Kirchner, pur essendo attraversata dai tratti tipici dell’Espressionismo (linguaggio crudo, colori violenti stati d’animo angosciosi) ha vissuto periodi diversi. Un primo periodo dove la sua pittura è caratterizzata da una grande attenzione al tratto del pennello ed alla resa del colore; un secondo periodo che attraverso un tratto più spigoloso delle figure vuole raccontare la dinamicità ma anche la durezza del mondo cittadino dove i colori perdono naturalezza e brillantezza; un ultimo periodo permeato dalla tranquillità e silenziosità degli scenari alpini riprodotti quasi come ambienti irreali carichi di emozioni, dipinti senza più alcun aspetto di rigidità che leggono il paesaggio in modo quasi romantico, specchio di un’esaltazione mistica dell’artista associata a rari momenti di tranquillità mentale. La natura alpina appare nei quadri come luogo mitico ed emozionante. I toni perdono asprezza e acquistano visionarietà. Una visionarietà comunque lontana da quella dei simbolisti (gli espressionisti erano avversi anche al Simbolismo, considerato un’ “arte per pochi”).
Uno dei suoi ultimi lavori, “Gregge di pecore” (1938), racconta di come ormai Kirchner vive anche il rapporto con la natura; non un luogo di sola pace e tranquillità ma ambiente anche questo carico di angoscia, interpretato con una visione straniante
Per tutta la sua carriera, la stampa, la litografia e l’acquaforte, furono per lui importanti al pari della pittura. Di particolare qualità le sue incisioni. Si dedicò anche alla scrittura, firmando con lo pseudonimo di Louis de Marsalale le presentazioni delle sue mostre.
Franco Vergnaghi
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