Carlos Kleiber: vita e lettere, a cura di Charles Barber- Il Saggiatore, Milano 2020, pp.505-euro 38,00
La figura e l'arte di Carlos Kleibert (1930-2004), uno dei più enigmatici direttori d'orchestra del novecento, ha stimolato l'uscita di diverse pubblicazioni negli ultimi anni. Pensiamo al curioso racconto scritto da Bruno Le Maire, ministro dell'economia dell'attuale governo francese. E' soprattutto la personalità indecifrabile, il lato artistico di rara vivacità, ormai sconosciuto in questo secolo, ad attrarre l'interesse verso questo musicista. Charles Barber, direttore d'orchestra e didatta americano, ci permette di fare luce sulla vita, la personalità ed i trascorsi artistici di questo alieno della musica.
E ' noto che Kleiber non ha mai rilasciato interviste e che ha sempre sottratto la sua esistenza privata dalle cronache giornalistiche. Sappiamo inoltre che il direttore tedesco ha sempre avuto un rapporto conflittuale verso il padre Erich, anch'egli musicista e direttore d'orchestra fra i più importanti del secolo accanto a Toscanini, Bruno Walter, Furtwaengler.
L'autore del libro riesce ad entrare in contatto con Kleiber e ad intrattenere una corrispondenza amichevole in cui, per la prima e unica volta, il musicista racconta se stesso. La chiave d'accesso alla vita di questo artista è l'umorismo, l'ironia, l'uso infantilistico di elaborati giochi di parole. Come Mozart, Kleiber difendeva la propria anima dietro questo concitato schermo di dissonanze comportamentali e dialettiche al limite dell'immaginifico. Chi riusciva a comprendere questa sua assurda visione dei rapporti interpersonali, poteva avere il privilegio di entrare in contatto con lui.
Kleiber non amava frasi dirette e circostanziate sulla musica ma preferiva un'approccio fantasioso, disimpegnato, libero da formalismi. La sua pignoleria al limite della psicopatologia era compensata da una strategia ludica verso il gioco alla stato puro. Questo spiega il suo repertorio operistico limitato a pochi titoli e anche il suo repertorio sinfonico estremamente selezionato. L'autocritica, la difficoltà di liberarsi da un padre ingombrante che non lo voleva musicista, ha fatto sì che la sua carriera si sia tramutata in un conflitto doloroso con l'oggetto della sua arte.
La ricostruzione biografica dei due Kleiber, Carlos ed Erich, mostra i punti in comune e come il fascino artistico del padre abbia plasmato l'immagine a specchi convessi del figlio.
La competenza musicologica di Carlos trova il suo limite nella difficoltà pratica di poter realizzare molte partiture. L'essersi confinato in non più di dieci titoli, sia sinfonici che operistici, mostra come in lui l'autocritica si sia trasformata in una gabbia mentale. Questo spiega la difficoltà di rapporto con gli altri, stretta all'interno di una pianificazione che non ammetteva deroghe. Kleiber non firmava mai contratti, volendosi sentire libero di decidere all'interno di una produzione musicale. Il libro mostra come Kleiber amasse i cartoni animati ( soprattutto la serie Heidi ) di cui collezionava le videocassette e come fosse molto attento verso le novità letterarie. Altro aspetto inedito è la sua profonda conoscenza della poetessa Emily Dickinson e del suo cane di cui si sentiva la reicarnazione. Caso raro nei direttori d'orchestra è il fatto che Kleiber amasse disporre di rari filmati di celebri bacchette d'epoca. Barber approfitta della circostanza per fornire al maestro un elenco di filmati documentari dei più celebri direttori del secolo scorso. I brevi commenti sono di assoluto interesse. Kleiber considerava anche le registrazioni discografiche come materiale di supporto allo studio delle partiture, accanto alla ricerca di manoscritti riconducibili alle opere stesse. Davanti a questo scrupolo filologico si pongono alcune malinconiche affermazioni dove emerge il suo essersi ritirato dal mondo artistico. La descrizione della consegna delle chiavi del suo camerino all'Opera di Monaco è l'epigrafe di una carriera. Come Emily Dickinson che si esclude dalla vita esterna, Kleiber guarda il mondo musicale da un suo osservatorio appassionato in cui il suo nome non esiste più.
Il rapporto del tutto anticonvenzionale di questo carteggio permette a Carlos Kleiber di uscire allo scoperto, di mostrare una parte di se stesso, il lato oscuro, conflittuale della sua vita, tesa a dimostrare la sua vittoria su un arte che non gli doveva appartenere. La vittoria di una esistenza condizionata dall'antagonismo paterno.
Avendo alla fine superato il genitore nel campo musicale, poteva permettersi di tornare bambino e giocare il gioco della vita.
Sergio Mora
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