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Bix Beiderbecke

Aggiornamento: 23 set 2020




Precursore di quella generazione che sarà contrassegnata con l’appellativo di “gioventù bruciata” Bix a metà fra genio e sregolatezza, vittima del suo stesso vivere con un futuro musicale probabilmente straordinario, bloccato a soli 28 anni, ha consegnato ai posteri quell'immagine di eterno ragazzo che non invecchia mai, componente fondamentale dei miti di ogni tempo testimoniato dalle meravigliose note che ci ha lasciato.

Sapeva leggere la musica a stento e ha composto appena cinque brani in tutta la sua breve vita. Eppure tutti quelli che lo incontravano e che lo ascoltavano nelle sue esibizioni alla cornetta e al piano rimanevano affascinati, catturati dal meraviglioso suono che faceva uscire dal suo strumento.

Gli Anni Venti in America erano pieni di promesse. Tutto sembrava possibile. Moltissimi erano i ricchi e i moltissimi che ricchi non erano credevano di poterlo diventare in un batter di ciglia. Non era poi così difficile infiltrarsi alle sontuose feste che eleganti milionari davano nelle loro ville fuori città ed entrare così in un mondo dorato, illudendosi di farne parte davvero. Colonna sonora di quegli anni folli, era il jazz. Non il jazz dei neri, non la musica della rivalsa sociale che veniva dal blues, ma il jazz suonato dai bianchi. E nelle orchestre più famose di quel periodo, che si esibivano nei locali e nei party più in, brillava una stella, il cornettista

Leon Bix Beiderbecke. Ma il Martedì 29 ottobre 1929 il crollo della Borsa di Wall Street spazza via i sogni dell'America in solo giorno e nello stesso anno, con un curioso parallelismo, inizia il declino di Bix Beiderbeck, la cui salute è sempre più minata dall'abuso di alcolici.

Cosa ci rimane dunque, una leggenda che con quei pochi brani che portano il suo nome gli ha portato la fama di genio con i suoi assolo indimenticabili (Il suono pulito e i suoi attacchi dal tempo perfetto sono caratteristiche che colpiscono anche l'ascoltatore di oggi) per chiunque li ascoltasse, così perfetti e incisivi da oscurare il lavoro di tutti gli altri musicisti… i jazzmen di allora dicevano che la vita non era più la stessa dopo che avevi sentito Bix Beiderbecke suonare quattro note con la sua cornetta.

Cosa ci rimane dunque, una leggenda che con quei pochi brani che portano il suo nome gli ha portato la fama di genio con i suoi assolo indimenticabili

Come si può descrivere questo suono pulito, questo attacco perfetto, in sintonia e sinergia con l’orchestra?

Mi immagino il candore perfetto del marmo un opera genuina ed elegante, figure estremamente semplici, pure. Insomma un nome che potrei legare a Bix per poter rendere comprensibile la sua musica e quello di Antonio Canova e di “Amore e Psiche”. Ora permettetemi di raccontarlo:

Psiche e Amore sono i protagonisti di una storia raccontata nell’Asino d’oro di Apuleio, un autore latino del II secolo d.C.

L’autore narra che Psiche era considerata una delle ragazze più belle del mondo, e Venere,

la dea dell’amore, non poteva accettare che una mortale potesse competere con il suo fascino.

La dea, così, inviò suo figlio Amore con un piano per farla sparire; quando il figlio di Venere vede Psiche, però, si innamorò perdutamente della ragazza, e così, invece che seguire il piano della madre, decise di portarla segretamente nel suo palazzo.

Per evitare di essere scoperti, Amore strinse un patto con Psiche, dicendole che, quando si incontravano, non avrebbe mai dovuto guardarlo.

Dopo alcuni incontri, però, Psiche era sempre più tormentata dalla curiosità di sapere chi era il suo amante, e, istigata anche dalle sue gelose sorelle, nell’appuntamento successivo, la ragazza aprì gli occhi e guardò Amore.

Il figlio di Venere si sentì tradito e volò via, abbandonando la ragazza. Psiche, innamorata del dio, era disposta a tutto per vederlo tornare e così si piegò a delle tremende prove ideate da Venere.

Se Psiche avesse superato i test di Venere, avrebbe ottenuto l’immortalità ed avrebbe potuto ritornare al fianco del suo amato. Con grande tenacia, la ragazza riuscì a superare tutte le prove, arrivando addirittura negli Inferi per prendere un po’ della bellezza di Proserpina.

Quest’ultima prova si rivelò un inganno e Psiche cadde in un grande sonno, e quando Amore venne a sapere degli sforzi effettuati dalla sua amata, si recò immediatamente da lei e la risvegliò con un bacio.

Canova fece due opere di Amore e Psiche, ma quella che può rappresentare al meglio questa analogia, è proprio quella del bacio che sancisce la loro unione, e segnando il lieto fine per loro.

L’armonicità delle forme come l’attacco perfetto dei soli di Bix catapultano la mia mente in un universo fantastico fatto di suoni puri e precisi.

Ecco l’immagine che prende corpo, Una zummata sulle labbra che si stanno per unire circondate da note pulite e sobrie, (di quello che non sapeva leggere la musica), che arrivano dal cuore e ci colpiscono dolcemente. E’ una sintesi che resta insuperata, un simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, di un microcosmo a misura umana che è il riflesso del cosmo intero sia per Amore e Psiche, che per Bix Beiderbecke.


Giovanni Sessa




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