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Balzani e Chopin



Concerto del 22 febbraio 2024 presso il Salone dei Concerti dell’Accademia Tadini di Lovere

L’Accademia Luigi Tadini di Lovere ha inaugurato la sua 97° stagione di concerti con un recital pianistico di Vincenzo Balzani.

Il talento didattico e la sensibilità artistica di questo grande pianista non ha bisogno di presentazioni.

Di particolare rilevanza è il gusto interpretativo manifestato da Balzani per questo incontro con il pubblico di Lovere. Un luogo carico di suggestioni romantiche che mostra la presenza di Canova e della stessa Georges Sand, compagna di Chopin e autrice di un romanzo ambientato sul lago d’Iseo, “Lucrezia Floriani” del 1847.

Eventuali illazioni sulla presenza di Chopin sul lago di Iseo sono del tutto prive di fondamento, anche se il luogo avrebbe potuto benissimo fare da contorno all’arte del compositore polacco.

Fra i tanti esecutori della musica di Chopin Balzani ha scelto la strada di una composta concretezza, priva di funambolismi dimostrativi o di eccessi poetici. La musica di Chopin è stata proposta nell’ambito di una solida costruzione armonica, sottratta ad una inutile frammentazione di momenti episodici.

Pur intervallando il recital con un proficuo dialogo con il pubblico, volto ad evidenziare alcuni aspetti non scontati dell’umanità del compositore, Balzani ha eseguito i singoli brani senza alcuno stacco o pausa. Nel programma figuravano i sei studi op.10 e op.25, la Ballata in Sol minore op.23 e la Sonata in si bemolle minore op.35.

Procedendo in questo modo il pianista milanese ha evidenziato alcuni aspetti costruttivi di Chopin: la saldezza armonica e la visione complessiva del brano pianistico finalizzata ad oltrepassare il semplice e scontato “morceaux” da salotto. In questo modo il testo chopiniano concorre a quella visione innovativa della melodia non lontana da Beethoven e da Liszt.

Di straordinaria tensione è risultata la celebre Sonata in Si bemolle minore op.35, brano di rara forza visionaria, soprattutto nel modo profondamente personale di intendere la famosa “marcia funebre”.

Il “Presto” finale è calato velocemente come un sipario metaforico a suggellare l’idiomaticità di un linguaggio sonoro di incredibile novità.

La cura scultorea nel delineare i blocchi interni delle singole composizioni, ha privilegiato nell’interpretazione di Vincenzo Balzani la natura accordale della musica di Chopin, la sua lungimiranza stilistica capace di parlare in estensione a generazioni di ascoltatori lontani nel tempo.

Il recital si è concluso con un omaggio a Maria Tipo, pianista napoletana appena scomparsa: una sonata di Domenico Scarlatti ha chiuso la serata.


Sergio Mora




 
 
 

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