Siamo nella Regione più colpita, nel Paese più colpito al mondo (% di contagi sulla popolazione) da questo terribile virus: il Covid-19. Ormai non si parla che di questo, giustamente, da molte settimane. Medici, economisti, virologi, psicologi, politici, opinionisti e persone comuni: tutti raccontano di questo dramma attraverso il filtro delle loro competenze e delle loro sensibilità. Il desiderio di chiunque è che tutto finisca in fretta e che ci faccia meno male possibile.
Tra le tante parole che si sentono ripetere ce ne sono alcune, abbandonate da tempo nel discorrere comune, che ci risuonano nelle orecchie quasi inaspettate. Parole per le quali facciamo fatica a ricomprenderne il senso completo. Certo non per colpa nostra (o forse sì, in parte) ma perché nel vociare, nel gridare degli ultimi anni si sono preferiti termini magari molto più ridondanti ma spesso vuoti di contenuti.
Parole come speranza, responsabilità, lavoro, sacrificio, gratuità, compassione (e molte altre potrebbero seguirne) riprendono nuovo vigore, nuova importanza. Probabilmente perché non suonano più vuote o finte; sono termini che ci legano, in questi giorni, alla vita reale delle persone.
La Speranza. In questi giorni le persone, di qualunque età, che provano timore per questa situazione, sperano passi presto questo tempo greve. Ognuno spera, per sé e per la propria famiglia, che il dopo sia migliore. Ma la speranza ci chiama anche a comportamenti concreti: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle” (Sant’Agostino). La speranza ci stimola quindi, in prima persona, ad avere il coraggio di cambiare le cose per rendere il nostro mondo, dopo il buio di questi giorni, un posto migliore di quello che oggi è. E questo cambiamento può cominciare da subito, ora. Con semplicità e schiettezza, ora che questo momento storico ci sta violentemente ricordando quali sono le cose importanti.
La Responsabilità e il Lavoro. Pensiamo a chi sta facendo il proprio lavoro in modo serio, con responsabilità, anche se ha paura e se le condizioni nelle quali svolge la propria opera sono difficilissime. Pensiamo a chi interpreta il proprio lavoro son solo come mezzo per permettersi una vita dignitosa, ma lo sente anche come un dovere rispetto al contesto sociale nel quale vive. Un proprio contributo alla propria comunità che dona dignità a se stessi e bene per gli altri.
Il Sacrificio e la Gratuità. Ci si parano davanti, continuamente, esempi di grande sacrificio (il personale sanitario ad esempio). Pensiamo anche a tutti quei sacrifici nelle relazioni: figli che non vedono i genitori nelle RSA, famiglie divise per la quarantena, lavoratori che non tornano a casa per non contagiare eventualmente i familiari. E tanti altri casi si potrebbero raccontare. Tutto questo ci aiuta a comprendere che un sacrificio può essere la via per un bene più grande. Proviamo a volte stupore, in un mondo che appare incentrato sul profitto, quando vediamo persone che si spendono con gratuità; lavoro, soldi, tempo vengono condivisi o donati, senza attendersi nulla in cambio: mille sono ora gli esempi che abbiamo. Dalle raccolte fondi organizzate da diverse organizzazioni a livello nazionale alle iniziative personali. Una gratuità che molto spesso acquisisce anche la bellezza dello stile della riservatezza.
La Compassione. Questo termine (cum patior – soffro con, dal latino) era ormai fuori dal vocabolario comune. Vediamo invece tutti i giorni persone che "vivono” questa condivisione, in modo semplice, stando vicino – in tutti i modi – a chi ha bisogno. Questo stato d’animo, questa condivisione e partecipazione emotiva all’altrui sofferenza (utilizzando ora la traduzione greca della parola compassione) diventano spontanei vedendo ciò che ci accade intorno. I racconti e le immagini drammatiche che ci sono arrivate prima dal lodigiano, poi dalla splendida Bergamo, dalla laboriosa Brescia, e ora maggiormente dalla accogliente Milano (e naturalmente da tutte le altre città lombarde e italiane), non lasciano spazio per racconti filosofeggianti o eruditi.
Teniamoci stretto il senso di queste parole (e comportamenti) semplici. Potranno essere tra qualche tempo uno degli indennizzi positivi per tutta la tribolazione che stiamo passando. E speriamo che ognuno di noi possa farne tesoro.
Franco Vergnaghi
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