La casa editrice milanese Adelphi ha recentemente stampato Giudizio Universale con pause di Friedrich Hebbel (1813-1863). Si tratta di aforismi tratti dai diari dello scrittore tedesco a cura di Alfred Brendel per la Carl Hanser Verlag di Monaco (in Italia la traduzione è di Elisabetta Dell’Anna Ciancia). Hebbel è un po’ considerato il padre dell’aforistica moderna al quale si sono ispirati Georg Cristoph Lichtenberg, Elias Canetti e Karl Kraus. Nietzsche e Kafka lo ammiravano molto. Hebbel fu anche poeta e drammaturgo, ma certo viene generalmente meglio apprezzato come scrittore, appunto, di aforismi, nati da minute osservazioni della società del tempo con spirito demistificatorio e non poco anarchico. In particolare, vivono ancora la sua acuta sensibilità, la sua fine intelligenza e il suo sarcasmo addolcito da un certo fatalismo. Questo sarcasmo va a colpire specialmente le presunzioni umane, la credulità, la mancanza di sentimenti, la pochezza dell’essere umano. Tuttavia sempre con un lume di speranza. Leggiamo qualcosa di questo libro originalissimo:
L’arte è natura compressa e la natura è arte sparpagliata.
Poiché Dio ha creato il mondo dal nulla, il nulla vi occupa sempre il posto più alto.
Con l’uomo, la natura ha puntato alla lotteria e perderà la posta.
La cosiddetta libertà dell’uomo si risolve nel non sapere di dipendere dalle leggi universali.
L’uomo non diventa grande attraverso una fama ottenuta artificiosamente, così come non diventa grasso se gli si lega sul groppone una zangola piena di burro.
Per quanto concerne i nostri bisogni più elevati siamo indubbiamente come i bambini. Vogliamo, vogliamo e non sappiamo perché.
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