(immagine NASA)
Cinquantaquattro anni fa, precisamente il 20 luglio 1969, il Modulo Lunare Eagle (l’Aquila), staccatosi poco prima dal Modulo di Comando rimasto in orbita intorno alla Luna, atterrava con una manovra piuttosto rocambolesca sul Mare della Tranquillità, una zona pianeggiante con pochi crateri scelta appositamente per questo scopo. A bordo c’erano due astronauti statunitensi, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, mentre un terzo, Michael Collins, era rimasto in orbita a fare da collegamento con la Terra.
I moduli erano parte dell’Apollo 11, undicesimo elemento di una missione a vasto raggio denominata programma Apollo (che era costata tre morti con Apollo 1). Il lancio avvenne quattro giorni prima dal Kennedy Space center a Cape Canaveral in Florida con un Saturn V, un gigante alto 110 metri e largo 10 sviluppato sotto la direzione di Wernher von Braun, un ex ufficiale delle SS naziste.
Lo sbarco sul satellite terrestre rappresenta oggi la missione spaziale più complicata e ambiziosa mai concepita dall’uomo e mai ripetuta finora. “Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l'umanità”, commentò un po’ retoricamente Amstrong mettendo piede sul satellite. Il presidente Nixon aveva tuttavia da parte anche un altro messaggio, nel caso le cose si fossero messe male: "Il fato ha decretato che gli uomini che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, resteranno sulla Luna per riposare in pace". Per fortuna non dovette utilizzarlo.
Il contesto storico
Certo le motivazioni per intraprendere una tale missione, costata circa 150 miliardi di dollari di oggi, non erano prettamente di natura scientifica, piuttosto invece di natura geopolitica. Gli Sati Uniti a quel tempo erano impegnati nella così detta “guerra fredda” con l’Unione Sovietica, che aveva da poco lanciato lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale. Questo fatto scatenò la rivalità della corsa allo spazio culminata con lo sviluppo della missione Apollo voluta fortemente dall’allora presidente USA J.F. Kennedy, il quale credeva fortemente nell’importanza di ottenere una superiorità tecnologica rispetto agli avversari. Accanto alle motivazioni strategiche c’era comunque la curiosità innata dell’uomo di varcare i limiti terrestri, le colonne d’Ercole di allora, per capire cosa ci fosse davvero sul misterioso mondo biancastro che ci fa da sempre compagnia.
Il successo scientifico della missione Apollo
Da un punto di vista di navigazione spaziale, l’Apollo 11 fu un successo grandioso. Tutte le fasi della missione (lancio, immissione in orbita lunare, allunaggio, ritorno al modulo di comando, rientro nell’atmosfera terrestre e ammaraggio nell’oceano Pacifico) si svolsero in maniera cronometrica. Solo la discesa sul suolo lunare, a causa di un malfunzionamento del computer di bordo (un giocattolo rispetto a quelli di oggi), richiese qualche manovra manuale ausiliaria, che portò alle stelle l’ansia degli astronauti e del personale di controllo a Huston. I due astronauti americani trascorsero circa due ore e un quarto al di fuori della navicella, e raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Grazie a questi reperti oggi sappiamo che la composizione della Luna è molto simile a quella della Terra.
L’Apollo 11 lasciò inoltre sulla superficie della Luna uno specchio riflettore che ha permesso (e ancora permette tutt’oggi) di misurare la distanza Terra-Luna (circa 348.400 chilometri) con eccezionale precisione (che equivarrebbe a misurare la distanza tra New York e Los Angeles con un errore di un paio di centimetri).
Le teorie negazioniste
Come per ogni importante evento, c’è stato (e ancora oggi c’è) chi ha negato che l’uomo sia veramente andato sulla Luna. La “teoria del complotto lunare”, introdotta nel 1976 con il libro “Non siamo mai andati sulla luna” dell'americano Bill Kaysing, asserisce che tutto si sarebbe svolto in realtà dentro a uno studio cinematografico, spingendosi addirittura a proporre il nome di Stanley Kubrick come regista.
In un mondo in cui c’è ancora chi sostiene che la terra sia piatta, non c’è da stupirsi di un simile atteggiamento. Esistono, tuttavia, innumerevoli evidenze scientifiche che controbattono facilmente le così dette “prove” che i negazionisti portano a supporto della loro teoria. Va considerato che la missione Apollo ha coinvolto circa 400.000 persone per circa dieci anni e una dozzina di uomini che camminarono sulla Luna hanno raccontato la loro esperienza: difficile mantenere un segreto simile tra tutta questa gente. Inoltre gli unici che avrebbero avuto tutto l'interesse a sbugiardare gli americani, e avevano i mezzi per farlo, erano i russi. Che tuttavia non l’hanno fatto.
Torneremo sulla Luna?
Probabilmente sì, ma per tentare un balzo ancora più alto che ha come bersaglio Marte. Diversamente da allora, però, la missione verso Marte sarà costituita da una collaborazione internazionale, nessuno Stato per quanto ricco potendosi permettere di coprire da solo i costi di un’impresa simile. Questa volta sarà solo la sete di conoscenza che accomuna tutti gli uomini e non la rivalità geopolitica che animerà questo tipo d’impresa. Sarà vero?
Luca Maltecca
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