Un filare di alberi alti sino al cielo.
Maestosamente ondeggianti al vento. Nuvole cupe stringono l’orizzonte come una morsa.
Piccolo il mondo, una strada bianca battuta da mulinelli di polvere. Polvere e pioggia e fulmini e un albero abbattuto e un uomo caduto e il torrente che urla, impazza, e l’erba piegata e la voce del tuono. Le nuvole basse, in vortice, il vento ora folle e irresistibile contro il verso disperato del treno.
E poi solo pioggia fitta, feroce, impietosa. L’ultimo istante, ma ecco l’arcobaleno. L’uomo rialzato, il treno fuggito, le nubi pacate, più ampio lo sguardo d’azzurro, l’arcobaleno rapito. Il sole improvviso, la strada abbagliata, le mortali ferite dell’albero, voci infantili liberate, una pozzanghera che riflette i colori del cielo e li fa immortali. Attimi rubati e custoditi gelosamente.
Dario Lodi
QUALCOSA CHE VALE
Anche se per te il mondo è così strano,
scaccia le idee malsane, serba l’argento
di beata gioventù che tieni in mano.
Zeffiro chiama, sorride al tuo talento,
vispo è il tuo viso, il corpo tuo è sano,
rifulge la tua anima, fresca testimone
del tuo splendor, vedi che, piano piano,
ti solleva e procede a mò di sprone
che librandosi mostra quel che vale.
Non temere, suvvia, ripensa un poco,
non sei, figliola mia, in fondo al viale,
la vita, se lo sai, in fondo è un gioco.
Franco Matacchioni
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