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RACCONTI TERRESTRI E LUNARI




La ricerca


Cinzia non avrebbe voluto, ma ormai era lì. Franco non fece tanti complimenti, la rovesciò sul tavolo. La gonna si alzò e fu facile raggiungere la via prefissata. Facile anche denudarla. Cinzia oppose soltanto una blanda difesa allungando le mani che furono tolte in un attimo. Però chiese:

“Che fai?.

“Non lo so con precisione, ma credo di saperlo fare bene”.

Del resto, aveva trent’anni e un po’ d’esperienza se l’era fatta, anche se ogni volta sembrava sempre la prima volta. Cinzia di anni ne aveva venti e solo un paio di volte era stata sotto un uomo. Erano state due delusioni. Sarebbe stato meglio mantenere la verginità, come del resto si era ripromessa, sino a che fosse valsa la pena perderla. Ma si sa come vanno queste cose. Una festa, un invito in macchina, qualche parola suadente, un attimo di debolezza e ti ritrovi con una faccia estranea stampata sulla tua. E con qualcosa in mezzo alle gambe che si dimena come un ossesso. Stai a vedere che anche stavolta va a finire così. Di reagire, tuttavia, aveva solo una piccola voglia e poi temeva di essere considerata una maleducata se avesse detto di no. Diceva di avere una certa empatia, le piaceva vedere gli altri felici.

Franco, inoltre, le sembrava un po’ meno maldestro. Toccava dove doveva toccare con una certa perizia, una certa grazia.

Le piaceva molto, seppure avesse scambiato con lui due parole e quattro occhiate.

“Non sono una ragazza facile”.

Gli disse, fermando per un istante l’avanzata amorosa.

“Anzi, penso di essere molto timida. E di non dare importanza all’amore fisico”.

Voleva, così, dimostrare il possesso di una certa personalità, cosa che avrebbe dovuto creare qualche esitazione a Franco e una migliore concentrazione. Del resto, date le delusioni precedenti, sull’amore fisico Cinzia nutriva qualche dubbio. Aveva ceduto allora e forse stava cedendo ora solo perché a vent’anni certe cose si devono fare. Conoscendo Franco, che aveva dieci anni più di lei, forse aveva fatto un passo avanti. Se lo sentiva. E allora pazienza.

Franco, a sua volta, di fronte all’atteggiamento inerte di Cinzia, provò un certo imbarazzo. Gli sembrava di profanare un tempio e la cosa lo indisponeva, ma subito dopo gli andò a genio. Una questione di attimi.

Cinzia fu trapassata da un pensiero pieno di pudore e chiuse automaticamente le gambe.

“Se non vuoi, smettiamo qui”.

Disse Franco con una generosità di cui non si era mai sentito capace.

Ci risiamo, Cinzia non voleva deluderlo e riaprì le gambe.

“Non bisogna farlo per forza”.

Incalzò Franco.

“Per forza no, replicò Cinzia, ma già che ci sei trova il punto G”.

“Il punto G?”.

“Già”.

La ragazza era sicura che l’uomo ci sarebbe riuscito. Era tanto pieno di buona volontà. E aveva due mani irresistibili, figuriamoci il resto.

Franco le tentò tutte, non voleva fare brutta figura.

Cinzia finse di essere passiva. Gli diceva qui, là, non sapeva neanche lei. D’altro canto, se l’avesse saputo, l’avrebbe indirizzato a dovere. Lui avrebbe dovuto avere una maggiore esperienza di anatomia femminile.

Il punto G non fu trovato, ma Franco riuscì ad arrivare al punto D.

“Forse neanche Casanova …”.

Disse esausto, lei beata senza ritegno.


Dario Lodi




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