Un amore estremo
A furia di guardarsi nello specchio, Giulio (un uomo di mezza età), stava innamorandosi di se stesso. Questo pericolo non era da sottovalutare. L’uomo, pensieroso, si chiese perché e si ritrovò immediatamente con un mare di problemi. O così gli parve, attaccandosi all’ipotesi di eccessiva somatizzazione delle conseguenze morali del suo possibile innamoramento. Ma va detto che non era affatto sicuro della buona soluzione a un attaccamento del genere. E questo, in un certo senso, gli faceva onore. In un altro senso, invece, lo considerava un peccatore senza speranza di redenzione. In cosa consisteva questo peccare? Giulio lo intuiva, ma non era molto propenso ad essere esplicito. L’esplicitazione avrebbe, probabilmente, evidenziato una cura eccessiva nei confronti di un solo essere, con tutte le conseguenze del caso: attenzione estrema al soggetto, preoccupazione ardente per ogni pericolo, l’insistenza nel preservarlo a tutti i costi, il brigare per poterlo rendere ricco e felice, anche a scapito di chiunque, l’angoscia insanabile per l’assalto di una malattia; infine la continua manutenzione della corazza fornita al soggetto per preservarlo da dubbi esistenziali e da pensieri cattivi circa la sua sorte. Giulio non doveva sapere come la sua storia sarebbe finita, altrimenti l’innamoramento non avrebbe avuto alcun significato. Forte di tutto questo, il nostro eroe rifletté sulla debolezza generale e decise che lui non ne avrebbe fatto parte. Questa decisione aveva una logica discutibile, se portata all’aperto, ma nel chiuso dell’animo di Giulio essa possedeva un consenso indiscutibile. La nota fragilità generale non trovava posto nella personalità dell’uomo e ciò veniva ribadito dall’amore che lo specchio insinuava. A momenti irregolari e con pause pensierose non apprezzabili ai fini di una costruzione oggettiva della realtà, avveniva un entusiasmo o una leggera depressone, della quale, francamente, ci si sarebbe dovuti liberare (ma pazienza se così non era alle viste). L’innamoramento avanzava dei valori assolutamente non deprezzabili e l’uomo era più lieto che dubbioso dell’euforia che ne derivava.
Dario Lodi
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