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Quando la scienza bacchetta i filosofi: il green-pass



Al festival della scienza 2021 di Genova, Gustavo Cevolani e Vincenzo Crupi (due filosofi della scienza che si occupano di razionalità umana) hanno spiegato nella loro conferenza del 26 Ottobre intitolata “Diagnosi e sentenze, viaggio tra i bias cognitivi, le trappole nel ragionamento di medici e giudici”, come certe trappole mentali possano portare come le illusioni ottiche a veri e propri comportamenti e scelte irrazionali, non solo da parte della gente comune ma anche da parte di certi professionisti come ad es. medici e giudici.


Lo scivolone di Cacciari e Agamben

Crupi cita un esempio assai interessante che tira in ballo un errore di valutazione di due stimati filosofi (vedi “Cacciari e Agamben: i conti non tornano”, articolo di S. Della Sala su Query, rivista ufficiale del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze e “A proposito del decreto sul green pass” di Cacciari e Agamben dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, entrambi di luglio di quest’anno).

Per dimostrare l’apparente inutilità dei vaccini anti-Covid nel mitigare la malattia e il numero dei morti, essi scrivono infatti che «in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose». Questo dato era usato per suscitare delle perplessità sull’efficacia dei vaccini anti-Covid: insomma, essere vaccinati o no sembrerebbe fare poca differenza. Si “scordano” tuttavia di dire che i 50 casi di morti si riferiscono alla fetta di popolazione che era stata vaccinata in quel momento (ca il 90%), mentre i 67 casi di morti alla fetta restante che non si era ancora vaccinata (ca il 10%). Per fare un confronto corretto si dovrebbe comparare 50 casi su 18 milioni contro 67 casi su 2 milioni, che fa una bella differenza (circa 12 volte tanto)!

Tecnicamente questo tipo di comportamento si chiama “bias da conferma”: si ha un’ipotesi apparentemente solida e si tende ad andare alla ricerca di prove e informazioni che vadano a supporto di quell’ipotesi, “dimenticandosi” tutto il resto. Questi ed altri esempi dimostrano come spesso anche persone competenti possano rimanere vittime di trabocchetti che portano a veri e propri errori cognitivi. Questo comportamento, d’altra parte, è insito nella natura umana e non dobbiamo stupirci più di tanto che persone anche autorevoli possano cascare in questo perfido meccanismo. La statistica, inoltre, è una disciplina a volte non intuitiva e talvolta certe persone (ad es. filosofi, politici) non hanno neanche le basi culturali necessarie per discutere di certi argomenti, spesso per via di un certo tipo di convinzione di alcuni che privilegiano la così detta “cultura umanistica” rispetto a quella scientifica.


Il green pass è discriminatorio?

Il tema sembra essere: è più importante il diritto alla salute o quello al lavoro? Non poter lavorare perché non si ha il green pass è discriminatorio? Cominciamo col dire, per inciso, che le limitazioni imposte a chi non possiede il green pass sono provvedimenti approvati dal Governo Italiano, che è sostenuto da un’ampia maggioranza. Il “green pass (bisognerebbe chiamarlo certificato verde), inoltre, è stato approvato dal Parlamento Europeo. Dunque non stiamo parlando di un lasciapassare imposto da una minoranza facinorosa come poteva essere il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica (come ricordano Agamben e Cacciari nel loro articolo).

Vorrei soprattutto far notare che qui il problema primario non è quello della democrazia, ma della sopravvivenza delle persone, della salvaguardia di vite umane molte delle quali senza vaccino non esisterebbero più. Preoccuparsi del fatto che i vaccini sono (giustamente) sperimentali, essendo stati sviluppati in un clima d’emergenza e quindi «non sia possibile prevedere i danni a lungo periodo non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità» è come pensare a salvare l’argenteria mentre la casa va a fuoco. Cosa si sarebbe dovuto fare? Aspettare anni per avere tutti questi dati, mentre il virus dilagava e mutava stroncando vite?


Conclusioni

Agamben e Cacciari dicono: «Nessuno invita a non vaccinarsi!». Apprezzo l’onestà intellettuale dei due filosofi, ma dopo aver visto cosa è successo nella manifestazione di Roma del 9 Ottobre (certo non prevedibile a Luglio) con l’assalto alla sede della CGIL da parte di facinorosi “no green pass” guidati da forze neofasciste, mi chiedo se non sarebbe meglio evitare che stimati intellettuali dessero involontariamente la sponda ad un mondo di paranoici che, anche se sicuramente minoritario nella galassia contestatrice, non aspetta altro che essere legittimato e poter compiere qualunque nefandezza al grido di “Libertà! Libertà!”. Quale libertà? La libertà è altra cosa.


Luca Maltecca




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