Prefazione
Questo avrebbe dovuto essere un saggio sul jazz con una visione a 360° con lo scopo di poter inserire la musica improvvisata verso l’arte con l’A maiuscola. Non perché non lo sia, ma l’idea iniziale era un cambiamento di prospettiva. Analizzare questa musica esattamente come se fosse un opera d’arte e cercare di capire il perché determinati suoni o frasi musicali possano piacere e coinvolgere il pubblico. Facile a dirsi, meno a farsi, ma in questo lavoro, l’aiuto del mio amico Dario era indispensabile. Ora cercherò nel limite del possibile di portare a termine questo lavoro, cercando di non avere troppe tirate d’orecchie dal mio “mentore”. (chi lo ha conosciuto sa cosa voglio dire)
Nei meandri del JAZZ
Giuseppe Montesano, nel suo libro-monstre Lettori selvaggi (quasi 2000 pagine, da leggere assolutamente) afferma che molti libri sono stati scritti sul Jazz, ma che il fenomeno non è mai stato analizzato profondamente.
Noi tentiamo di farlo, con umiltà e modestia, forti del nostro amore per l’arte. Il Jazz fa parte dell’arte, specialmente quello del XX secolo. Qui si troveranno poche note tecniche perché si cerca di parlare a un fruitore che ha a cuore il significato di ciò che ascolta. La tecnica è per gli addetti ai lavori, i suoni appartengono, invece, a tutti. La prima osservazione è facile, la seconda viene complicata dalle varie sensibilità. Tuttavia, è un po’ come l’arte moderna: se non hai la “chiave” non entri in quel mondo complicato, pieno di suggestioni e di sogni lasciati a metà. Ecco, il Jazz non è affatto lontano dalle opere figurative del XX secolo. Ha la stessa vocazione sperimentale e la medesima forza espressiva, ma possiede pure una modestia di fondo, per la sua storia precedente, che lo rende simpatico senza riserve. Si può accostare una improvvisazione jazzistica a un quadro di Kandinsky oppure di Picasso, di Braque o di Magritte. Se facciamo questo accostamento, capiremo meglio sia l’una che l’altra opera, quella dipinta e quella così ricca di suoni improvvisati e modulati che offre il musicista Jazz. Sono collegati da una sentimentalità libera e da una intelligenza spirituale alla quale si confidano con fiducia. Confidano le loro ansie, le loro paure, il loro coraggio, la disinvoltura con cui rompono con la tradizione e inventano un nuovo linguaggio. Specialmente per quanto riguarda il Jazz, l’improvvisazione (che è in realtà un dare ascolto e sfogo a un mondo interiore) è crescente, costruttiva, immediatamente percepibile e porta al contagio di una possibile espressività totale: continuamente avanti, su verso una liberazione assoluta di legacci e laccioli che per secoli hanno tenuto l’uomo incollato alla terra. Il Jazz è generalmente musica aerea che appartiene all’oltreuomo. Giganteggia perché è frutto di anima e cuore, perché non si prende troppo sul serio, perché predilige il pensiero del momento, perché è il massimo prodotto dell’Esistenzialismo.
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