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Kandinskij; una nuova spiritualità nell’arte



Kandinskij nasce a Mosca nel 1866 da padre siberiano e madre moscovita. Il suo lavoro, le sue opere e la sua sensibilità possono ritenersi il cardine intorno al quale nascono e si sviluppano le vicende pittoriche di tutto il ‘900. Con lui nasce l’astrattismo. Non è possibile però confinare all’interno del termine “astrattismo” la complessità delle sue opere.

Vasilij viaggia molto con la famiglia. Dopo la separazione dei genitori riceve da una zia i primi rudimenti del disegno. Studia musica, impara il tedesco, studia economia e diritto. Nel 1896, a Monaco, approfondisce gli studi di pittura e prende contatti con il mondo della Secessione. Si laurea, insegna Diritto a Mosca e sposa la cugina Anja. Nello stesso anno inizia la sua attività artistica vera e propria. Intraprende un cammino di ricerca continua e febbrile del senso del dipingere che lo porta, nel corso degli anni a fondare o partecipare a numerosi sodalizi artistici (i più importanti: Der Blaue Reiter, Nuova Associazione degli Artisti, Gruppo dei Quattro Azzurri) e produrre scritti che accompagnano l’evolversi della sua concezione dell’arte (Fogli Azzurri, l’almanacco Cavaliere Azzurro, Suoni, Piccoli Mondi, Lo spirituale nell’Arte). Il più importante è sicuramente Lo Spirituale nell’Arte, quasi un testo di filosofia che preannuncia l’avvento di una nuova era che soppianterà il materialismo e sviluppa il legame strettissimo tra opera d’arte e dimensione spirituale. “Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti”.


Nel 1902 espone per la prima volta con La Secessione di Berlino. Nel 1903 dipinge Il Cavaliere Azzurro, uno dei suoi quadri più celebri. Questo dipinto ben rappresenta il senso artistico del suo primo periodo creativo. Der Blaue Reiter, con la sua cromaticità, si avvicina al mondo dei Fauves francesi. Il blu, colore preferito, è per Kandinskij il colore della spiritualità. Il protagonista delle sue opere è il colore; “…… il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima …..”.

Sul finire del 1909 il suo salotto di Monaco è frequentato da celebrità e intellettuali (anche Eleonora Duse) dove vengono dibattuti i temi del Simbolismo. La sua pittura comincia a farsi visionaria (come nel dipinto Montagna); il colore è ancora protagonista ma i soggetti diventano indefiniti. Inizia la “dissociazione” tra colore e oggetto. Del 1910 la sua prima opera astratta: un acquerello con il quale vuole


raccontare la necessità per l’arte di emanciparsi dalla mera rappresentazione di oggetti reali. Il dipingere astratto diventa un tentativo di fuggire dalle cose negative della vita, una volontà di opporre la spiritualità al materialismo. Da questo momento diventa irreversibile la separazione tra le righe e il colore. Le figure sono estremamente semplificate




(

Composizione n. 4 del 1911), il tratto è confuso e il colore distribuito senza apparente senso, costringendo l’osservatore ad una lettura che va oltre l’immagine. Del 1912 la prima mostra personale a Berlino. Di questo periodo le prime rappresentazioni della Macchia Nera (cfr. ad esempio Dama a Mosca), metafora del male, che sarà presente in molte delle sue opere. Anche l’uso delle metafore accomuna Kandinskij al pensiero Simbolista.

Gli anni ‘20 vedono mutare ancora la sua pittura. Abbandonata la libera distribuzione del colore, il dipinto si caratterizza per un maggior rigore, un utilizzo ricorrente delle figure geometriche (es.: Accento in rosa). Il “cerchio” sostituisce il Cavaliere Azzurro. Sintesi


perfetta di questo periodo è “Giallo, Rosso, Blu”, realizzato nel 1925, dove forme geometriche e colori formano un tutt’uno armonico. Una curiosità: capovolgendo l'opera, gli stessi segni danno vita al muso di un gatto. In questi anni diventa amico di Klee. Sono di questo periodo i suoi primi approfondimenti su spiritismo e occultismo. Allo scoppio della guerra si rifugia in Svizzera. Poi viaggia in Europa e Medio Oriente. Per qualche tempo non dipinge. Nel 1917 torna in Russia e fonda L’accademia di Scienze Artistiche. Seconde nozze con Nina Andreevskij. Partecipa al clima delle Avanguardie russe. Nel 1922 torna in Germania e insegna al Bauhaus di Weimar. Nel 1927 prende la nazionalità tedesca. Con l’avvento del nazismo si trasferisce a Parigi. 50 delle sue opere figurano nella mostra (1937) dell’arte degenerata voluta da Hitler per condannare le nuove avanguardie artistiche.


Nei suoi ultimi lavori vi è il ritorno ad un tratto più morbido, con figure dai contorni più

indefiniti, (Blu di cielo – 1940) che richiamano il mondo naturale. Nel 1939 prende la nazionalità francese. Muore nel dicembre del ’44 e viene sepolto nel cimitero di Neuilly-sur-Seine.



Le più importanti istituzioni museali di tutto il mondo ospitano opere di questo artista che ha segnato un passaggio fondamentale nella pittura dello scorso secolo, rivoluzionando il modo di concepire l’arte, svincolandola dai soli canoni estetici e legandola, in modo indissolubile alla spiritualità dell’uomo.


Franco Vergnaghi




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