Una nostra nuova amica, si cimenta in un breve racconto. BENVENUTA!!!
C’era una volta una falena che era disperatamente innamorata del bagliore accecante e del calore avvolgente di un piccolo fuoco. Tutte le notti si recava ai bordi dell’accampamento dove il fuoco faceva puntualmente capolino, solo per osservarlo ed ammirarlo da lontano. L’attrazione che la giovane lepidottera sentiva per l’incandescente elemento era però contrastata e messa a freno dalla sua innata natura timida e schiva. Gli girava intorno invisibile e veloce, avvicinandosi per brevissimi istanti per poi fuggire come una stupida innamorata che fugge dallo sguardo del suo amato. Per molte notti la falena si recò ai bordi dell’accampamento, fermandosi in adorazione del suo bello in un punto ogni notte più vicino, ma senza mai mostrarsi apertamente all’amato e senza mai rivolgergli la parola. Una notte, però, l’anima della fiamma ebbe come un sussulto al suo arrivo ed un suono melodioso ed incantatore carezzò il sottile udito della falena. “Chi sei? Cosa vai cercando?”, le chiese la voce del fuoco. “Ciao… Io sono una falena. Scusa, non volevo disturbarti, se vuoi posso andare via…”, rispose tutta tremante d’emozione la falena. “E perché mai dovresti? – le chiese gentilmente il fuoco - Sono già diverse notti che noto la tua compagnia e devo confessarti che mi fa molto piacere! Di solito nessuno si vuole avvicinare a me, mentre tu non sembri avere per niente paura!”. “Infatti è così, anzi… Non vedo proprio come si potrebbe aver paura di te, sei così affascinante!”, disse la falena esplodendo subito dopo d’imbarazzo per l’audace confessione. “Anche tu mi piaci molto! Hai delle ali stupende! E le ombre che proietti con il tuo volare intorno a me mi danno una grande gioia, sembra una danza meravigliosa tra luce e tenebre, tra sogno e realtà”, le confesso il fuoco, divampando in una fiamma di un rosso intensissimo. “Ooohhh! Sei così bello e luccicante! Scusa se sono così sfrontata, davvero non è da me. Non so cosa mi prende, ma davvero non riesco a resisterti!”, disse la falena librandosi in un volo frenetico e pieno d’eccitazione. “Sono davvero lusingato, grazie. Anche a me piacerebbe conoscerti meglio e soprattutto vederti meglio! Le tue ali sembrano qualcosa di meraviglioso, ma con tutto quello svolazzare nel buio fatico a vederle bene… Per caso non ti potresti avvicinare?”, le chiese con curiosità ed emozione il fuoco. “Ma certo! Lo faccio con molto piacere! Promettimi però di non farmi del male, ti prego. Le mie ali sono molto delicate ma sono anche tutto quello che ho. Se dovessi romperne anche solo una piccola parte non potrei più volare e così morirei di sicuro. Sii gentile, ti prego”, l’implorò la falena continuando la sua folle danza intorno all’ardente nuovo amico. “Non avere timore cara mia, non ho alcuna intenzione di ferirti o arrecarti alcun danno. Era molto tempo che aspettavo d’incontrare un’amica come te e di certo non ho intenzione di perderti proprio adesso che ti ho trovata! Avvicinati pure senza timore”, la rassicurò con foce calma e piena di dolcezza il fuoco. “Eccomi allora! Fammi largo che arrivo!”, disse la falena piena di gioia ed entusiasmo. Puf! “Dove sei? Dove sei finita amica mia? Non ti vedo più… Ma cos’è successo?”. La voce del fuoco si sperse nel silenzio, nella solitudine e fumo di una piccola anima scomparsa, bruciata dal suo stesso amore. Morale della favola: a volte le persone che più ci feriscono sono quelle che più amiamo, ma non lo fanno per cattiveria, cattive intenzioni o malvagità. Semplicemente ignorano la loro stessa natura. In questo modo finiscono per ferire e addirittura annientare chi vorrebbero tenersi vicino solo per il non voler comprendere ed accettare che ci sono caratteristiche che sono totalmente incompatibili tra loro. Non sta al fuoco di dover cambiare la sua natura combustibile, né alla falena il rendersi ignifuga. Sarebbe impossibile per entrambi. La soluzione sarebbe forse quella di accettare entrambi le loro nature distinte ed uniche, i loro pregi e le loro asperità, per trovare una giusta distanza alla quale collocarsi reciprocamente e godere l’uno dell’altra senza ferirsi, potenziando i rispettivi pregi senza dover temere i difetti. Questo è vero amore.
Letizia Roffia
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